Crisi in Svizzera: il 2012 preoccupa imprese e lavoratori
Gli esperti della Confederazione prevedono un aumento della disoccupazione. Il franco forte danneggia l'export e gli investimenti
L’economia svizzera barcolla. E accade che, per la prima volta dal 2009, gli esperti della Confederazione tornano a parlare di un aumento della disoccupazione. Le previsioni lasciano poco spazio all’ottimismo e le preoccupazioni riguardano tutti i livelli dell’economia comprese le migliaia di frontalieri italiani (soprattutto Varesotti, Comaschi e del Vco) che ogni giorno passano il confine per lavoro. Complice senza dubbio lo scenario economico internazionale ma anche e soprattutto il valore del franco, mai così alto come negli ultimi mesi. È attesa di consueguenza una frenata della crescita e la Segreteria di stato dell’economia stima che nel 2012 il prodotto interno lordo aumenterà soltanto dello 0,9 % (dopo l’1,9 % previsto per il 2011). Le prospettive, spiegano gli economisti elvetici "sono ulteriormente peggiorate. A determinare questa situazione concorrono un quadro di condizioni economiche esterne sfavorevoli" come "un marcato rallentamento della congiuntura mondiale, nonché, anche dopo l’introduzione di un tasso di cambio minimo con l’euro, il forte apprezzamento del franco svizzero". Fattori che hanno avuto conseguenze negative su due voci importanti dell’economia nazionale: le esportazioni (turismo compreso) e gli investimenti delle imprese. "Il pericolo di un ulteriore peggioramento dell’andamento congiunturale – aggiungono gli esperti – con tendenze recessive, potrebbe sussistere soprattutto in caso di forti turbolenze sui mercati finanziari, dovute alle tensioni create dalla crisi del debito internazionale in Europa".
Queste le previsioni. Bisogna dire tuttavia che nel frattempo in Svizzera il calo dei prezzi ha permesso di mantenere il valore delle esportazioni su un livello quasi costante. Nel 2011 però Il franco forte "ha eroso in modo evidente soprattutto i margini di guadagno delle imprese" giustificano gli economisti mentre è ancora presto per comprendere a pieno le conseguenze del provvedimento della Banca Centrale Svizzera che lo scorso 6 settembre ha fissato a 1,20 il cambio della moneta elvetica con quella europea. L’obiettivo dell’istituto era quello di contrastare gli effetti negativi dell’apprezzamento ma anche permettere la ripresa degli investimenti a lungo termine e in particolare contenere la fuga all’estero delle imprese.
"Dal mercato del lavoro – si legge ancora nell’ultima previsione sull’evoluzione congiunturale diffusa oggi dalla Confederazione – giungono primi segnali preoccupanti. Nell’agosto 2011 il calo della disoccupazione su base destagionalizzata si è praticamente arrestato (tasso di disoccupazione del 3 %). Sulla base di diversi indicatori preventivi del mercato del lavoro si può ritenere che nel prossimo futuro la crescita occupazionale sarà più debole, ma non si prevede un calo imminente. Nel corso del prossimo anno la situazione del mercato del lavoro potrebbe peggiorare leggermente. Per la prima volta dopo il 2009, nel 2012 la disoccupazione potrebbe aumentare a causa della debole fase congiunturale. Il gruppo di esperti prevede un tasso di disoccupazione medio annuo del 3,1 % per il 2011 e del 3,4 % per il 2012".
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