“Ecco come mi preparo al festival di Sanremo”
Incontro con Andrea Manchiero, in arte Kiero, vincitore del festival di Castrocaro, in competizione nei giovani della kermesse musicale. Tra un mese pronto il video di “Superlovers”
In città Kiero, così come lo chiamano gli amici, è molto conosciuto, da otto anni gestisce infatti l’unico negozio di articoli musicali della zona, il PlayTime. «Le prime settimane dopo Castrocaro è stato impossibile lavorare – racconta –, era bello avere continuamente persone che ti venivano a salutare, a fare i complimenti, ma questo è ancora il mio lavoro».
Nel negozio Kiero ha sempre in sottofondo della musica. Spesso, dalle grandi vetrate del PlayTime, lo si vede suonare al pianoforte. «Non sognavo certo di avere un negozio, ma qui oggi mi sento a casa – racconta -. Ho iniziato a suonare che avevo cinque anni e la costanza nello studio la devo a mia madre che forse ha visto una certa propensione alla musica. Da bambino le passioni cambiamo spesso, ma questa costanza la devo a lei».
Questo negozio ce l’hai da giovane, avevi solo 22 anni…
«Sì, prima, per due anni, ero stato in giro in tutta Europa a montare palchi. Per una stagione ci siamo anche occupati di Vasco, per il Rewind Tour. Poi mia madre non è stata bene, stare in giro non era il massimo e ho rilevato il negozio. È stata un illuminazione, mi permetteva di stare a contatto con la mia passione, poi il commercio era una cosa nuova. Intanto sono proseguite le esperienze delle band giovanili, dei concorsi. Non si tratta solo di suonare ma di fare sacrifici».
«Sì, prima, per due anni, ero stato in giro in tutta Europa a montare palchi. Per una stagione ci siamo anche occupati di Vasco, per il Rewind Tour. Poi mia madre non è stata bene, stare in giro non era il massimo e ho rilevato il negozio. È stata un illuminazione, mi permetteva di stare a contatto con la mia passione, poi il commercio era una cosa nuova. Intanto sono proseguite le esperienze delle band giovanili, dei concorsi. Non si tratta solo di suonare ma di fare sacrifici».
Poi è arrivato Castrocaro…
«La prima volta nel 2009 è stata una forte delusione. Avevamo vinto il premio Dionida, collegato al festival, ma quell’anno non potevamo cantare le nostre canzoni, solo interpretarle. È stato un disastro e ci siamo detti “mai più Castrocaro”».
Come mai parli sempre al plurale?
«Perché faccio sempre tutto con Alberto Magro, è il chitarrista con cui suono. Senza di lui non ci sarebbe nulla. I concorsi come Castrocaro non amano in gruppi, preferiscono i solisti, per questo ci presentiamo così, con il mio nome. Per fare un paragone quasi blasfemo io e lui siamo come Vasco e Massimo Riva. Alberto ci sarà sempre. Stiamo facendo di tutto perché sia sul palco con me a Sanremo».
«Perché faccio sempre tutto con Alberto Magro, è il chitarrista con cui suono. Senza di lui non ci sarebbe nulla. I concorsi come Castrocaro non amano in gruppi, preferiscono i solisti, per questo ci presentiamo così, con il mio nome. Per fare un paragone quasi blasfemo io e lui siamo come Vasco e Massimo Riva. Alberto ci sarà sempre. Stiamo facendo di tutto perché sia sul palco con me a Sanremo».
Però a Castrocaro ci siete tornati…
«Non abbiamo partecipato iscrivendoci noi. Ci ha chiamato il patron Giuliano Casarini per proporcelo. Gli ho detto le mie perplessità sull’interpretare, ma mi ha detto che quell’anno sarebbe stato diverso, alla fase finale i cantanti si sarebbero esibiti con le loro canzoni. Quando succede qualcosa ci penso, magari non come segno del destino, ma non credo che Casarini abbia telefonato a tutti. Forse si era accorto che nel 2009 le regole del festival ci avevano penalizzato. Abbiamo quindi fatto tutte le selezioni necessarie fino ad arrivare alla fase finale».
Passata l’emozione della vittoria cosa è successo?
«Come tutte le cose belle la felicità massima dura dieci minuti, quello che serve. Per me deve trovare una sua strada. Abbiamo ricevuto diverse proposte, anche da delle Major, ma pensiamo che sia inutile essere uno dei mille cavalli delle grosse etichette, non volevamo rimanere una macchina parcheggiata. Questa è stata la nostra scelta: abbiamo puntato su qualcuno che ci seguisse veramente, che ci proponesse un progetto che andasse anche oltre a Sanremo. Abbiamo quindi scelto e abbiamo già fatto il video di Superlovers, è stato fichissimo. Uscirà tra un mese. Stiamo anche realizzando l’album con Giancarlo Pierozzi come direttore esecutivo. Ma preferisco non dire ancora il nome dell’etichetta».
Sei pronto per Sanremo? Avete già una canzone?
«Ci sentiamo pronti. Abbiamo un sacco di canzoni già scritte. Il pezzo lo abbiamo già individuato, siamo in attesa di capire se è quello che proporremo. Scrivere è un’esigenza più che un bisogno e l’idea finale potrebbe ancora arrivare, c’è tempo».
Punterete sulla tipica tradizione sanremese?
«Non vogliamo legarci solo alla tradizione sanremese della melodia. Lo si deve fare per tradizione, ma il discorso è di capire se voler proseguire questa strada ma offrendo anche concezioni e suoni nuovi. Se guardiamo bene, negli ultimi 30 anni a Sanremo chi ha iniziato un pezzo solo chitarra e voce? Nessuno, già quella è rivoluzione per Sanremo. Oggi c’e poco da inventare, si deve individuare uno stile, non c’è più niente da inventare a livello musicale».
Qual è il vostro genere?
«Diciamo il pop-rock che si ispira alla tradizione british. Pochi accordi e molto suoni. Si deve cercare di essere semplici perché o ti chiami Freddi Mercury o è abbastanza dura»
Tornando al futuro…
«Sanremo è un punto del nostro progetto. Sarà sicuramente importante e devastante, una vetrina necessaria e indubbiamente sarà fichissimo. Però non mi spacco la testa se non ci vado».
«Sanremo è un punto del nostro progetto. Sarà sicuramente importante e devastante, una vetrina necessaria e indubbiamente sarà fichissimo. Però non mi spacco la testa se non ci vado».
Ma non e sicuro?
«Si ma non lo grido. L’abbiamo presa nei denti altre volte, non si sa mai».
I prossimi appuntamenti?
«Sicuramente arrivare in radio con il pezzo di Castrocaro. Ha senso uscire adesso. Dopo ci bruceremmo un pezzo. A breve uscirà il video mentre a gennaio saremo a Domenica In».
Il tuo sogno?
«Cercare di portare le nostre canzoni a chiunque. Un sogno forse banale, ma è reale. Un semplice che non è semplice».
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