
Ha raccontato Bologna, i suoi colli, i suoi portici. Ha raccontato di Alex e di un gruppo di amici che scoprivano il mondo, racchiudendo nelle pagine di
“Jack Frusciante è uscito dal gruppo” una storia che ha conquistato la generazione degli anni ’80 e non solo. Dalla pubblicazione di quel libro di anni ne sono passati ma ne rimane la traccia per raccontare nuove avventure e un nuovo modo di "uscire dagli schemi". Ieri sera, giovedì 29 settembre,
Enrico Brizzi è stato ospite del “Premio Chiara” per presentare “Psicoatleti”, il suo ultimo libro nato da un viaggio a piedi attraverso l’Italia, dall’Alto Adige alla Sicilia. «La prima volta che ho affrontato un viaggio a piedi avevo diciotto anni – racconta l’autore con un marcato accento -. L’idea era quella di andare da casa al mare. La classica gita “fuori porta” dei bolognesi per noi si trasformò in un viaggio di cinque giorni e cinque notti. E già da quella volta capii che
viaggiare significava scoprire i posti ma anche qualcosa di molto più profondo». E infatti, Enrico Brizzi continuerà a viaggiare e a raccontare. Intervistato dal giornalista Lorenzo Scandroglio e da Bambi Lazzati, duranti l’incontro parla piano ma con entusiasmo, guardando il pubblico e ripercorrendo le avventure degli ultimi anni. E’ partito da Ortobello per arrivare a Portonovo di Ancona, da Canterbury per arrivare a Roma, dall’Urbe a Gerusalemme, ha attraversato la Linea Gotica fino alle
novanta tappa che l’anno scorso l’hanno visto attraversare tutta la penisola. «Siamo partiti in due e durante il viaggio si sono aggiunti compagni – continua Brizzi – C’è chi ha fatto una settimana, chi più giorni ma tutti sono stati importanti. Quando devi partire inizi ad avere mille preoccupazioni e il bello è poi scoprire che non succede niente di brutto. Durante il percorso la fatica diventa una compagna di viaggio e alla fine del viaggio, quando stai rientrando a casa, hai la consapevolezza che si successo qualcosa di grande nella tua vita».
Dodici settimane, da aprile a luglio, novanta tappe, tre paia di scarpe buttate, un paio di scarponi e sulle spalle «uno zaino e tante storie». Quelle che poi, rientrato nella sua città, Enrico Brizzi inizia a scrivere. «Durante il viaggio non prendo appunti e le persone che viaggiano come ci rimangono anche male
(scherza ndr). Il giorno dopo il rientro inizio a scrivere, a caldo, e le emozioni del viaggio diventano parole». Il lungo viaggio attraverso l’Italia è diventato anche un documentario girato dalla regista Serena Tomassini Degna che era presente alla serata, «È indescrivibile quello che ho provato camminando. Il video è pieno di imprecisioni che alla fine ho imparato ad amare. Quando riprendi on road non puoi pensare alla tecnica ma solo raccontare ciò che accade». E chissà, se quando ha salutato il pubblico e ha iniziato a firmare gli autografi, Enrico Brizzi aveva già in mente la prossima meta.
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