Gli industriali varesini: “Senza crescita risanamento difficile”
Così il presidente di Univa Gianni Brugnoli nel corso della prima giunta dopo la pausa estiva. "Riprendere il processo di liberalizzazione del mercato"
«Bene coprire i buchi di bilancio, ma senza crescita non può esserci stabilizzazione dei conti pubblici». E’ con queste parole che Gianni Brugnoli, Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, ha chiuso i lavori della Giunta, l’organo direttivo allargato dell’associazione, alla prima riunione dopo la pausa estiva. Una pausa nella quale è maturata, dopo molti tentennamenti e contrasti, la manovra di stabilizzazione della finanza pubblica che – ha osservato lo stesso Brugnoli – «è incardinata per la maggior parte su nuove entrate e in parte minoritaria su risparmi di spese. Una manovra quindi che cerca di riequilibrare i conti dello Stato con aggiustamenti contingenti più che con misure strutturali di contenimento dei costi». «Per di più. – ha aggiunto – una delle poche misure in grado di assicurare in teoria un maggior gettito fiscale, ossia l’aumento dell’aliquota Iva del 20%, andrà verificata sulla scorta dell’andamento del Pil, le cui stime più recenti vedono scendere nel 2011 la crescita, in Italia, dall’1% previsto a inizio d’anno all’attuale 0,8% e ancor più nel 2012».
A maggior ragione, dunque, la necessità di varare misure finalizzate alla crescita economica, come da tempo sottolineato dagli imprenditori, allarmati in particolare da alcuni segnali preoccupanti come, ad esempio, il dato sulle vendite all’interno, che erano calate a giugno – cioè prima dell’avvio della stretta – dell’1,2% in ragione d’anno. O il dato sull’inflazione, in risalita solo per effetto dell’aumento delle imposte su taluni prodotti come carburanti e tabacchi. Maggiore inflazione equivale a minore competitività per le imprese sui mercati internazionali e minor potere di acquisto sul mercato interno.
Di crescita, nella manovra, non c’è nulla. Indispensabili quindi anche i nuovi appelli fatti dalla Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e utili al dibattito politico i documenti prodotti dal mondo imprenditoriale, che svolge con ciò una funzione propositiva. «Avanzare idee e proposte – ha osservato il Presidente Brugnoli – non significa essere contro qualcuno. E’ un modo legittimo di contribuire nella ricerca delle strade per risolvere i problemi. Non sono quindi giustificati atteggiamenti di insofferenza, soprattutto quando si tratta di cogliere il sentiment della società civile e, nella fattispecie, le aspettative del mondo economico». E ancora: «Lo sforzo che le imprese compiono per mantenere le posizioni sui mercati internazionali e la fiducia che le stesse riescono a generare tra gli operatori economici all’estero, non devono essere pregiudicati da un sistema-paese che, invece, non gode della fiducia necessaria».
Tra le riforme urgenti chieste dagli imprenditori vi è quella di riprendere il processo di liberalizzazione del mercato, che nel nostro Paese risente ancora, da un lato, di troppi vincoli amministrativi e, dall’altro, di posizioni di rendita. Una riprova si è avuta dall’intervento del presidente di Sea Giuseppe Bonomi, invitato ad illustrare situazione e prospettive di Malpensa, quando ha affermato che la ripresa di quel ruolo centrale nel mercato del trasporto italiano, che era stato immaginato per tale aeroporto, potrà dipendere in buona parte proprio da misure di liberalizzazione. «Ci sono importanti compagnie di navigazione aerea – ha detto – che hanno interesse a fare di Malpensa una base per coprire rotte intercontinentali. Ma viene loro negata l’autorizzazione ad operare nel presupposto di difendere i vettori europei dalla concorrenza. In questo modo, a rimetterci sono gli utenti».
«C’è però anche un altro elemento – ha aggiunto Giuseppe Bonomi – che manca ed è “la totale assenza di un piano nazionale del trasporto aereo che, come è stato fatto in altri Paesi, individui quali sono gli aeroporti di interesse nazionale, sui quali puntare per sviluppare il mercato in questo settore, a vantaggio degli utenti e nell’interesse del Paese. Che, con una moltitudine di aeroporti tutti del medesimo rango, si priva inevitabilmente di un grande aeroporto di importanza paragonabile ad altri, in Europa».
E si torna così alla questione cruciale. La politica deve avere più coraggio nel decidere. Deve badare meno agli interessi particolari per fare gli interessi generali. Con una visione di medio lungo-periodo. Una visione che è molto diversa, naturalmente, da quella delle preoccupazioni elettoralistiche, che sembrano invece essere purtroppo quelle che più contano.
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