“Non ridurremo l’attività dell’ospedale. Ma i sacrifici ci saranno”
Circa 40 infermieri non vedranno rinnovato il contratto in scadenza. La misura rientra nel piano di recupero di 3,5 milioni di euro. Il direttore Bergamaschi spiega l'autunno "caldo"
« È dall’inizio del 2011 che abbiamo una gestione di "lacrime e sangue". Cionostante, l’attività è leggermente cresciuta grazie ad alcune decisioni riorganizzative. Anche in questo caso, i tagli verranno effettuati senza ridurre l’attività». Il direttore generale dell’Azienda ospedaliera varesina Walter Bergamaschi non nega che il dicktat regionale di tagliare 3,5 milioni di euro entro fine anno sia pesante ma invita a non drammatizzare: « Non abbiamo ancora un piano preciso di interventi. Sicuramente, però, non penalizzeremo i pazienti. Saranno chiesti ulteriori sacrifici ai dipendenti ma in un’ottica di riorganizzazione per rendere più efficiente la macchina».
L’operatività delle sale chirurgiche, per esempio, non dovrebbe cambiare: « Potenzieremo ulteriormente la chirurgia di un giorno o quella laparoscopica che ci permettono di occupare per meno giorni i posti letto, liberando così le risorse. Introdurremo la "week surgery" con chiusura del reparto nel fine settimana. Ridurremo i giorni di ricovero pre operatorio puntando sull’efficienza dell’organizzazione del lavoro chirurgico. Bisogna cominciare a capire che l’importanza di un reparto non è legata al numero dei posti letto ma della qualità e quantità del suo operato. Non ridurremo nemmeno l’attività degli ambulatori».
Senza tagliare l’attività, dunque, come si recupereranno i 3 milioni e mezzo di euro? I primi tagli del personale fanno pensare a ben altre manovre: « L’azienda non licenzia nessuno. Si è deciso di non rinnovare una quarantina di contratti a tempo determinato che riguardano personale del comparto: infermieri, oss, tecnici di radiologia. Attualmente, i nostri dipendenti sono 3177 di cui 1564 infermieri. Nel 2009 erano 1539: l’aumento è stato in linea con l’aumento della produttività che, vorrei sottolinearlo, è in leggera crescita anche quest’anno nonostante non sia arrivato dalla Regione un euro di finanziamento in più rispetto al 2010».
Nonostante le rassicurazioni del direttore, però, i dipendenti temono l’amara sorpresa a fine anno: «C’è la voce che non verranno pagate le tredicesime ma è assolutamente infondata. Non sappiamo come sia nata ma la smentisco categoricamente. Mi dicono che altre aziende non si trovano in queste condizioni, ma io posso parlare solo per quella che dirigo, di cui conosco la produttività molto elevata e in costante crescita».
Nella riunione di ieri, è stata avanzata dal personale anche qualche proposta alternativa per recuperare i fondi: « In tempi difficili come quelli attuali, il progetto di un polo d’eccellenza materno infantile può sembrare faraonico e utopistico. L’obiezione di fermare il Del Ponte è stata fatta più come provocazione che come proprosta seria. D’altra parte, questo è un progetto di lungo respiro che avrà una sua applicazione con una programmazione sanitaria oculata: la chirurgia pediatrica servirà a liberare risorse per quella ordinaria, mentre sul punto nascite occorrerà un’organizzazione più efficiente della rete dell’offerta territoriale».
E se il Del Ponte è stata una provocazione, un fondamento più concreto aveva la richiesta di alienare Cuasso: « Sicuramente non è una delle prioprità a breve dell’azienda. È chiaro, però, che è giusto affrontare la questione anche perchè io ritengo che la riabilitazione vada collocata in prossimità del relativo reparto di intervento. Comunque sia, Cuasso non può risolvere il deficit contingente, così come non lo può risolvere Velate, altra proprietà che si potrebbe alienare. Questi capitali non potrebbero essere utilizzati per la gestione corrente».
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