Ex Emi Records in crisi nera. 130 lavoratori protestano in strada
Tra fischietti, bandiere e tamburi, lunedì di protesta per i dipendenti della IMS che stampa cd e dvd di ogni genere. I sindacati: “Situazione drammatica”. Il sindaco Bonfanti: “Diventa problema sociale”
Ben 132 persone potrebbero rimanere senza lavoro, nonostante fischietti e tamburi di protesta. Sono ore di attesa e oggi, lunedì 10 ottobre, è una giornata decisiva per i dipendenti della IMS di Caronno Pertusella, azienda che stampa cd e dvd di ogni genere. In mattinata i lavoratori si sono trovati tutti davanti all’ingresso dell’azienda, la ex EMI Records di Via Bergamo, diventata IMS nel 1999, quando la Emi si trasferì a Milano.
Un passato grandioso per questa ditta che ha oltre 50 anni, che ha avuto anche 240 dipendenti prima delle mobilità attuate nell’ultimo decennio. Ditta che ha stampato i maggiori successi discografici delle EMI: prima dischi in vinile e audiocassette, poi le videocassette, oggi cd e dvd. Azienda sempre al passo con i tempi, tre le più avanzate in Europa a livello tecnologico nello stampaggio di questo materiale. Ma la crisi del mercato, con l’avvento del digitale e l’aumento della pirateria, ha colpito anche qui. Tanto che, come informano alcuni dipendenti che hanno appena ricevuto in ritardo la paga di agosto, l’azienda non avrebbe nemmeno pagato il gas della mensa.
Da due anni cento dei dipendenti si trovano in cassa integrazione straordinaria. Lunedì mattina si è svolto un consiglio di amministrazione che deciderà le sorti di tutta l’azienda e dei suoi dipendenti. Ma non si conosce ancora l’esito di questa riunione. In serata, poi, è previsto un incontro coi sindacati per comunicare le decisioni prese. Sul piatto l’ampliamento della cassa integrazione a tutti, ma anche una possibile liquidazione della società. L’apprensione è alta.
Di fronte all’azienda, oltre agli operai, erano presenti i sindacati provinciali e il sindaco di Caronno Pertusella, Loris Bonfanti. Obiettivo: far sentire la voce dei dipendenti anche durante l’incontro del consiglio di amministrazione, oltre a bandiere e cori, anche fischietti tamburi su bidoni di latta. Una vera protesta, che però non sembra lasciare molte speranze. «A me la ditta non si e mai rivolta – spiega il primo cittadino di Caronno -. La situazione potrebbe diventare presto un problema sociale e mi sono messo subito a disposizione. Ora voglio capire cosa vuol fare l‘azienda con gli ammortizzatori. Se dismettono definitivamente vuol dire che mi troverò 130 famiglie che busseranno alla mia porta per il lavoro, forse per colpa di incapacità dei dirigenti. Dobbiamo capire se la crisi è reale. Non possiamo permetterci un’emergenza sociale di questo tipo».
Roberta Tolomeo della Slc-Cgil e Maurizio Manfredi della Uil spiegano che «La situazione è drammatica. Venerdì ci hanno espresso la volontà di richiedere l’estensione della cassa da cento a cento venti dipendenti, in attesa della cessazione attività. La speranza è che vi siano degli acquirenti interessati a mantenere vivi dei rami d’azienda».
«La proprietà della IMS e di una fiduciaria che a sua volta è di proprietà di banche – spiega Antonio Errani dei Cobas -. La ditta potrebbe essere vittima di un gioco finanziario al massacro. Ai primi di giugno ci avevano detto che la IMS era una delle prime quattro aziende europee con prospettive di produzione di otto milioni di pezzi al mese. Adesso cosa è cambiato? Basta scaricare sui lavoratori le responsabilità di operazioni finanziarie con la scusa della crisi».
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