Identikit di due associazioni speciali
Da domani avranno una casa dove organizzare meglio le loro iniziative. Ma Varesevive e i Monelli della Motta sono due associazioni che operano nella città già da tempo. Le loro storie
Da domani avranno una casa, un tetto sopra la testa, delle scrivanie in una posizione strategica, dove organizzare meglio le loro iniziative. Ma Varesevive e i Monelli della Motta sono due associazioni che operano nella città già da tempo: da diversi anni, se non da centinaia.
Questa è la loro storia.
Varesevive
Varesevive è nata nel marzo del 2003, per iniziativa di un gruppo di varesini desiderosi di rilanciare la città attraverso delle iniziative di rilievo. Libera associazione senza fini di lucro, l’associazione ha lo scopo di stabilire e sviluppare un collegamento permanente delle diverse realtà vive nella città con il territorio stesso promuovendo e sostenendo iniziative atte ad animare e sviluppare l’attività culturale cittadina.
Varesevive vuole in particolare proporre, come da Statuto, ai varesini le figure più significative del passato che hanno dato impulso all’economia, alla cultura, alla storia della città di Varese; promuove eventi culturali atti a stimolare l’attenzione dei cittadini verso l’animazione culturale del territorio; favorisce la riscoperta delle tradizioni locali così da sviluppare una più radicata “varesinità”; promuovere conferenze, seminari, convegni, mostre, esposizioni, concerti, pubblicazioni atti a sviluppare e a diffondere la conoscenza del territorio varesino e la sua promozione anche a livello turistico.
Tra le più significative iniziative già messe in atto, la presentazione di un quadro del Caravaggio nelle sale del museo Mirabello, la rassegna “Occhio al Barocco” proposta da Silvano Colombo e diventata anche un libro d’arte, la pregevole mostra sul libro d’arte delle Edizioni Colophon e il recentissimo “Omaggio a Montanari” mostra dedicata all’artitsta varesino scomparso 35 anni fa. Tra i personaggi invitati dall’associazione, e resi portagonisti di incontri cittadini, Alberto Quadrio Curzio e Giovanni Bignami.
I Monelli della Motta
I Monelli della Motta, invece, non hanno bisogno di alcuna presentazione: tutta Varese e oltre conosce le loro salamelle, buone ed economiche, servite proprio accanto alla chiesa della Motta in occasione della festa di Sant’Antonio. Ma dei “monelli” ne parlava già Giovanni Antonio Adamollo, nel 1619: perchè avevano contribuito, a mani nude, a scalzare pietre dalla Motta per portarle, su carretti, fino a San Vittore. I monelli, per definizione, sono i ragazzi della contrada della Motta, che portano con sè la loro fama da “birichini”: nel 1914, un cronista assai critico nei confronti dei ragazzi della Motta ha per esempio riferito: «E’ abitudine di ragazzi di andare a raccogliere tutto il legname usato che capita loro sottomano per portarlo sulla piazza ad alimentare il falò, attorno al quale anche ieri sera abbiamo visto una folla di sfaccendati che si divertivano ad osservare l’opera vandalica del fuoco».
Quella “folla di sfaccendati” è diventata un rito collettivo per tutti i varesini: e gli orgogliosi pronipoti di quei monelli si fanno carico ogni anno di ripetere la tradizione, sotto la guida del loro presidente (fino al 2010 Angelo Monti, ora Giuseppe Redaelli) ad ogni 16 e 17 gennaio. Da un paio di anni l’attività dei monelli è raddoppiata, con una festa della birra organizzata per la prima settimana di settembre.
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