Prima assoluzione per Bossi e Motta
L'ex-capo dell'ufficio tecnico gallaratese e la sua compagna sono stati assolti dall'accusa di concussione relativamente alla costruzione di un capannone in viale Stelvio a Gallarate nel 2003. Il grande accusatore Paggiaro non è stato ritenuto credibile
Arriva una prima importante assoluzione per l’ex-capo dell’ufficio tecnico del comune di Gallarate Gigi Bossi e per la sua compagna e architetto Federica Motta. Il giudice per l’udienza preliminare Nicoletta Guerrero, infatti, ha assolto in sede di rito abbreviato entrambi dall‘accusa di concussione per la costruzione di un capannone in viale Stelvio risalente al 2003 per il quale il costruttore Leonida Paggiaro, teste chiave dell’accusa con le sue rivelazioni, avrebbe pagato una vera e propria tangente di 10 mila euro, l’assunzione della Motta come progettista e avrebbe anche regalato un orologio Cartier d’oro a Gigi Bossi.
Secondo la Procura, che aveva chiesto 2 anni di reclusione, le parole di Paggiaro erano credibili anche perchè dall’agenda dell’ex-moglie, oggi irreperibile, i magistrati sarebbero riusciti a ricostruire i passaggi della vicenda e le dazioni a favore di Bossi e Motta. Secondo il giudice per l’udienza preliminare, dunque, Paggiaro non sarebbe credibile e dunque Bossi e Motta andavano assolti. Questo procedimento è antesignano del cosiddetto processo Lolita (in corso sempre a Busto Arsizio) nel quale i due sono sotto accusa insieme all’ex-presidente dell’ordine degli architetti Riccardo Papa per concussione ambientale. Secondo le difese di Bossi e Motta (Cesare Cicorella e Tiberio Massironi) anche il tribunale di Busto Arsizio, dopo quello di Verbania, ha stabilito che il costruttore Paggiaro non è credibile e per questo definiscono questa sentenza molto interessante ai fini della buona conclusione del processo Lolita.
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