“Sulla Fondazione hanno fatto un colpo di mano”
Il PdL contesta con forza la scelta di liquidare l'ente: "Si poteva rilanciare razionalizzando la spesa, passando oltre la fase di start-up". Accuse all'ex direttore Adriano Gallina e all'amministrazione Guenzani, che porta "distruzione e paura"
«La chiusura della Fondazione è stato un vero golpe, un colpo di mano». Il PdL gallaratese va all’attacco dell’amministrazione comunale, dopo la decisione del Consiglio d’Amministrazione di mettere in liquidazione la Fondazione Culturale Gallarate Città 1861. E attacca duramente anche l’ex direttore Adriano Gallina, accusato di scarsa trasparenza.
I rilievi del PdL sono prima di tutto sul metodo adottato: troppa fretta, secondo il centrodestra, nel chiudere un’esperienza prima di aver acquisito tutti gli elementi sull’andamento dei conti negli anni. «È stato un vero golpe, un colpo di mano, su una situazione che poteva essere chiarita anche dall’ex sindaco Nicola Mucci» attacca Donato Lozito. Il fatto è che Mucci aveva chiesto di essere ascoltato sulla vicenda dalla commissione cultura e l’audizione si terrà il 19 ottobre. Ma nel frattempo tutto è andato avanti e la messa in liquidazione sarà già a quel punto pienamente operativa. «Prima di chiuderla, dovevamo confrontarci in consiglio comunale o in commissione, in modo bipartisan». Lozito vede nella fretta con cui l’operazione è stata condotta in porto un «colpo di mano fatto della parte più estrema della coalizione di Guenzani», accusa il Pd di essere diviso tra un’ala "dialogante", rappresentata da Pierluigi Galli, che nei giorni scorsi ha giudicato un errore la liquidazione della Fondazione, e una oltranzista che vuole «distruggere». Anche se alla fine il giudizio è su tutta l’Amministrazione Comunale definita «della distruzione e della paura».
Il PdL porta la sua solidarietà a Mario Lainati, il presidente che ha sempre definito «un sogno» l’esperienza della Fondazione, proponendo all’amministrazione anche la candidatura per il "Premio della Riconoscenza Cittadina". Diverso atteggiamento invece viene riservato al direttore artistico Adriano Gallina (a destra nella foto, con Lainati), per cui si chiede la convocazione in commissione cultura, al fianco di Nicola Mucci. Al direttore viene contestata l’incapacità di coinvolgere i privati («la governance in anni non ha saputo attrarre investimenti privati» dice Alessandro Petrone), ma non solo: «Negli ultimi anni – attacca Lozito, riferendosi indirettamente alla direzione di Gallina – non è stato mai convocato il comitato tecnico-scientifico, l’assessore non è mai stato convocato, in commissione c’è sempre stato detto che i conti erano in buono stato». Per questo il PdL chiede che il chiarimento passi ancora oggi dalla commissione, con al convocazione di tutti i responsabili.
A preoccupare il centrodestra è da un lato il percorso immediato («Si devono tutelare i lavoratori, al di là di chi ha fatto le assunzioni» dice Germano Dall’Igna, con altro riferimento polemico a Gallina), ma anche il futuro del progetto del Polo Culturale che, con l’addio alla Fondazione, ha incassato un colpo potente. Lozito usa parole dure: «Dopo il "regno del male" che il centrosinistra dice di aver abbattuto, noi vogliamo sapere qual è il progetto per la città. Dopo la fine della Fondazione, l’annuncio della revisione del Pgt, dobbiamo forse aspettarci di diventare un sobborgo di Milano? Un triste dormitorio nelle mani dei poteri milanesi? Gronda il cuore di sangue nel vedere questa distruzione».
Per il PdL la Fondazione era ancora sostenibile, nonostante gli 890mila euro di debiti («Ma Lainati forniva un’altra cifra, non sappiamo con certezza ad oggi quanto sia il debito») e dopo 6 anni di esistenza si doveva passare oltre «la fase di start-up», intervenendo con la razionalizzazione della stagione teatrale e delle spese di gestione. Giuseppe De Bernardi Martignoni e Donato Lozito rimarcano dunque la necessità di un confronto «per vedere se si può ricreare la Fondazione: il progetto non è campato in aria e il controllo diretto della cultura da parte del Comune sarebbe un passo indietro di 20 anni». Anche perché, fanno notare ancora gli esponenti del centrodestra, la gestione in appalto con gara pubblica (ipotesi tratteggiata dall’assessore Nicosia per gestire solo la prossima stagione) «non cambierebbe nulla» nella sostenibilità economica. Ma anche su queste ipotesi di lavoro il PdL chiede un confronto che sia chiaro e trasparente, nei luoghi istituzionali, e che sia fatto prima di prendere decisioni.
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