“Al voto a febbraio con Alfano candidato premier”
Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio dimissionario, non si ricandiderà. Lo ha raccontato lui stesso in un colloquio con il direttore de La Stampa Mario Calabresi, un intervento al Gr1e su Canale5
Silvio Berlusconi, da ieri sera presidente del consiglio dimissionario (così ha annunciato lui stesso), non si ricandiderà. Lo ha raccontato lui stesso in un colloquio con il direttore de La Stampa Mario Calabresi, un intervento al Gr1 e un collegamento telefonico con Maurizio Belpietro su Canale5.
«Appena sarà approvata la legge di stabilità mi dimetterò e siccome non ci sono altre maggioranze possibili, vedo solo le elezioni all’inizio di febbraio, elezioni a cui non mi candiderò più».
Secondo quanto riporta il direttore de La Stampa Calabresi del discorso avuto con il presidente Berlusconi dice che, «il candidato premier del centro destra sarà Alfano, è accettato da tutti e sarebbe sbagliato bruciarlo adesso».
Al Gr1 Berlusconi ha anche spiegato che al Pdl piacerebbe recuperare un rapporto con l’Udc, anche in vista di eventuali elezioni anticipate. «Ma – è l’opinione del Cavaliere – abbiamo chiesto più volte al Terzo Polo, a Pier Ferdinando Casini, ai centristi di ricostituire il centrodestra e la risposta è sempre stata negativa. Oggi appare chiaro che ci siano degli accordi di Casini con la sinistra e quindi non credo che ci sia questa possibilità».
«Non c’é bisogno di porre la fiducia sulle misure anti-crisi». Lo ha detto invece in un’intervista al Gr Radio. Il premier ha aggiunto che in quest’ottica «mi sono rivolto al presidente della Repubblica in modo che, insieme ai presidenti di Camera e Senato richieda l’accelerazione dei lavori» parlamentari per poter approvare le misure in tempi brevi.
«La facoltà di decidere» spetta al presidente della Repubblica che «darà inizio alle consultazioni. Vedremo come sarà il finale». Così ai microfoni del Gr Radio Rai il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, spiega che sulle prossime mosse il pallino è in mano al Quirinale pur riconfermando che per lui la strada del voto anticipato è segnata. Il premier ha spiegato che con la decisione di ieri di fare un passo indietro «ho anteposto l’interesse del Paese a quello mio personale, del mio governo e della mia parte politica».
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