I “Passi da gigante” di Dino Meneghin
Salone Estense gremito per la presentazione della biografia del "Mito", scritta con Flavio Vanetti. E Dino non tradisce, con un'ora di aneddoti al limite dell'incredibile

Un’ora abbondante, trascorsa come un vero e proprio “One man show” condotto da Meneghin in prima persona, un po’ come sue certe recite sul parquet di gioco. Dino parla a braccio, riconosce le persone tra il pubblico, cita e chiede conferma ai presenti della veridicità dei suoi racconti. Racconti che, se non sapessimo che sono verissimi, potrebbero sembrare frutto della penna di qualche autore particolarmente fantasioso. A partire dal principio: «Ero un marcantonio già a otto anni, sono sempre stato il più alto della mia età e i miei professori di ginnastica cosa mi fecero fare? Il lancio del peso – se la ride Meneghin – Per fortuna che un giorno alla “Pellico” mi vide Nico Messina che mi fece correre con addosso il cappotto e mi disse di comprarmi un paio di scarpe da basket. Mia mamma non sapeva cosa fosse questa parola ma me le comprò. Rosse, quelle del Simmenthal: Messina come prima cosa… me le fece cambiare».
A Milano, anni dopo, Dino ci sarebbe approdato davvero generando forti mal di pancia nella tifoseria varesina: un capitolo cautamente evitato nella serata di Palazzo Estense dove la memoria è stata quasi tutta per la leggenda della “valanga gialloblu”.

«Una squadra che, secondo uno studio americano – spiega Vanetti – è stata la più vincente della storia del basket, considerando le partite giocate e le vittorie ottenute». Per questo la firma del “Corriere” lancia un significativo appello al sindaco Fontana: «La prima cosa che farei è quella di segnalare i luoghi simbolo della Grande Ignis che si trovano in città. Le vecchie sedi, i ritrovi dei tifosi e via dicendo. Con una spesa minima si può recuperare un itinerario che segnali una storia unica».
Nel frattempo Dinone continua a tenere banco: dalla (finta) roulette russa inscenata da Iellini (con pistola vera) alla rissa degli Europei di Nantes con Sandro Galleani protagonista e Meneghin fermato solo dalle forbici brandite da un giocatore slavo. E ancora le trasferte all’Est («con la nazionale facevamo dei gran tornei in Bulgaria e Romania… mai una volta in Francia, in Spagna o alle Maldive!»), i viaggi in Russia per la Coppa con salami e parmigiano nascosti in valigia, il match in Sudamerica contro l’eroe locale soprannominato Mandrake, uno che spandeva sudore e brillantina sul marcatore avversario ogni volta che si ravviava i capelli. Racconti a manciate, a decine, a centinaia e la proposta rilanciata a Lucarelli di scrivere un libro-manuale con tutti gli scherzi inventati e messi in atto dai giocatori della squadra più forte d’Europa. «Perché quando si parla di sport, si accostano sempre termini come “battaglia” o “sacrificio” o “sputare sangue”. Ma è più bello parlare con termini positivi, è meglio vincere scherzando e sorridendo».
E così, in attesa dell’enciclopedia delle goliardate gialloblu, ci si può leggere “Passi da gigante” dove di racconti ce ne sono in quantità. E spendendo i 18 euro del prezzo di copertina si aiuta anche la Fondazione Fade che si occupa dei diversi tipi di epatite.
Dino Meneghin con Flavio Vanetti
“Passi da gigante” – La mia vita vista dall’alto”
Prefazione di Sandro Gamba
Rizzoli editore – Pagg. 286 – Euro 18.
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