Pennacchi a Busto con il suo “Palude”

L'autore sarà ospite di una serata organizzata dal circolo bustocco della "Destra del Popolo" al Museo del tessile dove presenterà il suo ultimo libro

Il circolo di Busto Arsizio della Destra del Popolo organizza per giovedì 17 novembre dalle ore 21.15, al Museo del Tessile e delle Tradizioni (via Volta a Busto Arsizio) sarà presente Antonio Pennacchi in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Palude”, una «macchina narrativa» trasognata che sbuffa allegria e crudeltà.

Il suo Far West l’ha trovato a settanta chilometri da Roma. Palcoscenico ideale per le sue storie, suggestivo e sconfinato, tra i monti Lepini e il mare, qui dove Antonio Pennacchi è nato, cresciuto, diventato operaio e poi scrittore. E, dopo ancora, scrittore famoso. In questa terra che prima era palude e che poi il Duce bonificò, sono nati Il Fasciocomunista, Canale Mussolini (che gli è valso il premio Strega 2010, e che lui stesso definisce "l’opera per la quale sono venuto al mondo") e adesso Palude.

Le paludi pontine sono terra di città nuove, «trionfali» e desolate, che nessun turista visita. Sono un alveare di contadini, gente che parla in romanesco e ricorda in veneto, spediti lì dal Duce – quello «buono», quello che mieteva il grano – a bonificare stagni. Che poi, mica la voleva, lui, Littoria. Lui si accontentava di qualche borgo rurale, perché gli Italiani sono un popolo di agricoltori. Ma alla fine ci si è affezionato, e anche ora che si chiama Latina il suo fantasma ci torna spesso a bordo di una Guzzi Falcone. Controlla che tutto vada bene, che la gente del posto non combini troppi casini. Perché «di là» vogliono caricarlo pure dei loro peccati. In fondo è a causa sua che abitano quel brandello di Lazio. Perfino il sindaco è un uomo suo. Ai tempi lo avevano nominato federale, «federale facente funzioni», a essere precisi. Non è mai stato un genio, e adesso che una classifica del «Sole 24ore» ha piazzato Latina fra le peggiori città del Paese, per migliorarne l’immagine ha partorito un’idea che bisognerebbe rompergli la testa: i trapianti di cuore. I trapianti sono una cosa moderna e si fa una bellissima figura, sostiene. E c’è Palude che ne ha bisogno, peccato sia un rosso. Palude, che quando era ancora lui ti alzava con una mano sola, se non stavi zitto, ha il cuore stanco. È deciso. Per procurarsi un donatore basta spargere un po’ di olio sulla via Pontina. Solo che, a volte, assieme al cuore il trapiantato cambia anche anima…

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Novembre 2011
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