“Lì torneranno gli alberi, il Parco vigila”
Il responsabile del Settore Vegetazione e Boschi del Parco del Ticino interviene dopo le proteste per il Metanodotto nel bosco: «L'impatto dell'infrastruttura non sarà permanente»
«Il Parco del Ticino controllerà l’andamento dei lavori e l’esecuzione dei ripristini, sino al loro completamento, ed eseguirà, una volta terminati i lavori, ulteriori interventi di compensazione ambientale anche al fine di contenere la diffusione di specie esotiche».
Dopo le proteste sui lavori di allacciamento del metanodotto Somma –Besnate, il responsabile del Settore Vegetazione e Boschi del Parco del Ticino, Fulvio Caronni, precisa che «la posa di questo nuovo allacciamento è di pubblico interesse e di pubblica utilità: nei mesi invernali tutti ci scaldiamo. È tuttavia innegabile il notevole impatto ambientale sui boschi di Arsago Seprio e Somma Lombardo, ma il progetto era condizionato dalla necessità di mantenere adeguate misure di sicurezza in fase di cantiere e per la futura gestione dell’impianto. Per quest’opera sono stati ottenuti tutti i permessi e le autorizzazioni necessarie». Inoltre, precisa Caronni «l’impatto dell’infrastruttura non sarà permanente. Infatti tutta l’area sarà rimboschita grazie ad un progetto studiato nei dettagli e che, se ben eseguito, porterà in pochi anni ad una piena ricostituzione del manto forestale, con specie autoctone, e spesso con una qualità naturalistica migliore di quella dei soprasuoli eliminati. I quali erano costituiti per ampi tratti da specie esotiche invadenti, come il ciliegio tardivo. Il Parco e gli altri Enti coinvolti, Comune, Provincia, Regione e Soprintendenza, hanno seguito l’iter del progetto valutando anche le possibili alternative. Quello approvato era il progetto meno impattante e dannoso per l’ambiente. Tra l’altro in molti casi il tracciato si sovrappone con piste, strade forestali ed interponderali esistenti. Il nostro Ente, inoltre controllerà con la necessaria attenzione l’andamento dei lavori e l’esecuzione dei ripristini, sino al loro completamento, ed eseguirà, una volta terminati i lavori, ulteriori interventi di compensazione ambientale anche al fine di contenere la diffusione di specie esotiche. Vogliamo precisare inoltre che non ci sono alberi secolari nelle aree di trasformazione temporanea, ma alcuni grandi soggetti di quercia, in media 50 anni, in gran parte della specie Quercus rubra di origine nordamericana. Forse bella da osservare ma meno pregiata dal punto di vista naturalistico».
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