Odissea al pronto soccorso per una lisca di pesce
Lo sfogo di una paziente costretta a una lunga e disagevole attesa per una cura di pochi minuti. La replica dell'ospedale: "presa in carico e curata in un'ora e 24 minuti"
Caro direttore,
Lo scorso 9 dicembre alle ore 13 mi sono recata al Pronto Soccorso di Busto Arsizio per una lisca del pesce conficcata in gola. A parte il fastidio e il senso di soffocamento non ero in pericolo di vita. Sono uscita alle ore 15, dopo due ore di attesa tossendo e vomitando, quasi in pericolo di vita.
Effettivamente respirando dal naso la saturazione è nella norma, i problemi se mai sono altre patologie non particolarmene leggere, che mi premuro, sempre mimando, di spiegarle.
Mi indica la sala d’attesa affollata di povere anime in attesa di Caronte fra cui una ragazza morsa da un cane con una mano bluastra e un’altra piegata in due dai dolori allo stomaco. Infermiere vanno e vengono come alla stazione, parlottano fra loro, si scambiano confidenze.
La lisca di pesce in gola prevede il codice verde perchè giustamente non provoca infarti o ictus, solamente a parte il dolore, scatena tosse e crampi allo stomaco sottoponendo la muscolatura dell’apparato respiratorio a uno sforzo eccessivo per un miopatico. Tento di spiegare che se la tosse
continua rischio una crisi respiratoria e la tizia mi risponde testuale:" se capita la terremo in osservazione"
Sono allibita e riprovo a far presente che forse prevenire è meglio che curare e chiedo quanto tempo devo ancora aspettare. Un’infermiera si infila in una porta, esce dopo pochi minuti e mi riferisce di aver fatto presente la cosa al medico di cui non conosco il nome e che mi piacerebbe saperlo.
Niiente, altro tempo passa, altri rantoli, altro andirivieni di infermiere e medici ciarlieri. Nel frattempo anche la ragazza con la mano ormai anchilosata prova a domandare quando toccherà a lei e a questo punto una tizia, non posso definire infermieri questi personaggi, ci impartisce una lezione sui codici. Chi ha il codice verde, a prescindere, deve aspettare, perchè " non è in pericolo di vita".
La ragazza trasalisce: " allora mi curate solo se sono in pericolo di vita?" La tizia non risponde e se ne va con aria scocciata. Lei ha l’aria scocciata LEI! Io ormai sono appollaiata sulla sedia a rotelle allo stremo delle forze Non protesto, non ho il fiato, ma li odio. Odio chi umilia chi già soffre, chi non ascolta i pazienti, chi ignora il rispetto, chi non deve fare questo mestiere perchè se non a a cuore la vita delle persone e DEVE ESSERE LICENZIATO PERCHE’ INCAPACE.
Probabilmente dopo aver visto che la ragazza con la mano ormai livida mi si avvicina perchè preoccupata dal mio stato, un tale mi mette in mano un foglio e mi dice di andare all’ottavo piano dall’otorino. Faccio presente che non ce la faccio a piedi e non ottengo risposta alcuna, aspetto un po’, non arriva nessuno e a fatica cerco l’ascensore. Arrivo all’ottavo piano sorretta da una signora gentile che è salita con me e in reparto finalmente trovo personale gentilissimo e comprensivo e che dà l’impressione di sentirsi un po’ in colpa per quanto è accaduto e per il mio stato.
Non mi fermo nemmeno al Pronto Soccorso per essere dimessa, passo solo a salutare le ragazze ancora in attesa e torno a casa. Ho atteso dalle ore 13 alle 15 senza che un medico mi abbia vistae stando malissimo per farmi consegnare un foglio togliere la lisca di pesce con un intervento durato cinque secondi.
Secondo l’ospedale di Busto, la paziente è arrivata alle 13 ed è stata dimessa alle 14.24 dopo l’intervento da parte del medico che ha tolto la lisca di pesce: « Si trattava di un codice verde- fanno sapere dal pronto soccprso – cioè un codice che viene preso in carico dopo urgenze più gravi. I tempi complessivi di attesa della paziente sono compatibili con un codice verde». Al momento del trasferimento in reparto è stata indicata la sedia a rotelle con cui il personale Oss avrebbe accompagnato la paziente appena libera da altri incarichi: quando il dipendente si è presentato la signora se ne era già andata.
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