Passa la manovra al Senato
Si assottiglia la maggioranza, ma il provvedimento è approvato. Il prèmier: “Essenziale che gli italiani sottoscrivano i bot e i cct”. Ancora gazzarra in Aula con la Lega. La palla passa al Capo dello Stato
Secondo sì per la manovra economica del governo Monti. Dopo il voto accordato dalla Camera dei Deputati, – su cui il Governo ha messo la fiducia – nel primo pomeriggio di oggi il decreto è stato votato al Senato con 257 sì e 41 no. Ad opporsi al provvedimento la Lega Nord, l’Italia dei Valori e il gruppo Svp. Favorevoli la maggioranza dell’Aula: A votare a favore i gruppi di Pdl, Pd e Terzo Polo, Udc, Coesione nazionale-Io Sud.
Ora l’iter procedurale della norma prevede la firma da parte del Capo dello Stato e la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale.
Soddisfatto dell’approvazione definitiva della manovra lo stesso premiare Mario Monti, che intrattenendosi coi cronisti ha parlato della “fase due”, vale a dire il secondo pacchetto di provvedimenti che l’esecutivo prenderà in materia di lavoro e contrattazione. «Il decreto è definitivamente approvato, ne sono lieto»; e proprio sulla fase due Monti ha detto che :«È già cominciata, poiché era già contenuta nella fase uno».
La manovra anti-crisi «mette l’Italia in condizione di affrontare a testa alta la gravissima crisi europea» ha detto Mario Monti nel suo intervento in aula per difendere le scelte compiute e per fare il punto sulla navigazione del governo nel mare della crisi. Il messaggio che Monti vuole inviare è all’impronta della fiducia sulla tenuta del debito pubblico italiano. E rivolge un appello agli italiani: «È essenziale che gli italiani sottoscrivano i bot e i cct, dobbiamo avere fiducia in noi stessi».
«L’appoggio che sto ricevendo – ha detto il premier – è molto più grande di quello che i partiti a volte dichiarano. Capisco che i colloqui con il Presidente del consiglio, che sono di grande appoggio e stimolo, vengono poi presentati all’esterno dal punto di vista del veto o della forte pressione. Capisco le forti esigenze che spinge i partiti a prospettare in questo modo la situazione alle rispettive basi. Lo capisco, non la considero una diminutio. Andiamo avanti così, se questo è utile».
In merito alla Lega Nord, già al centro di polemiche per gli striscioni aperti in Aula nella giornata di mercoledì, oggi si è ripetuta la gazzarra.
Mentre il capogruppo Bricolo, nelle dichiarazioni di voto, bocciava la manovra del governo spiegando che ci sarebbero state molte più tasse per i lavoratori e pensioni ridotte, dai banchi del Pd sono partite varie grida: «Voi siete stati otto anni al governo!», «voi siete stati servi per otto anni!». Commenti che hanno provocato la reazione altrettanto sdegnata e ‘rumorosà da parte dei senatori del Carroccio. Durante l’intervento di Bricolo, Mario Monti ha ascoltato in silenzio prendendo appunti, mentre il ministro del Lavoro Elsa Fornero, alla quale il capogruppo si è rivolto ripetutamente, risultava assente ai banchi del governo. Ma la parte del discorso di Bricolo che ha creato più tensione in Aula è stata quella sui 150 anni d’Italia. «Mentre voi festeggiate i 150 anni dell’Italia – ha detto Bricolo – io, che sono veneto, preferisco celebrare la Serenissima…». I senatori dell’Idv, soprattutto Stefano Pedica, a questo punto si sono alzati in piedi chiedendo a gran voce che il presidente Renato Schifani intervenisse contro Bricolo perchè «l’Italia è una sola, indivisibile!». Schifani ha cercato di riportare la calma, ma tra i banchi del centrosinistra si è continuato a protestare, mentre i leghisti intonavano il coro “Libertà! Libertà!”.
«Mi dispiace che gli elettori di una piccola parte di questo Parlamento non possano essere ascoltati perchè le forze che li rappresentano hanno un atteggiamento di opposizione – ha detto Monti riferendosi all’atteggiamento Lega , ma vi assicuro che le esigenze di categorie e di regioni a noi non del tutto ignote sono tenute presenti dal governo».
Quella di oggi è la seconda fiducia dopo quelle ottenute un mese fa, il 17 novembre al Senato e il giorno successivo alla Camera, all’atto di nascita del nuovo Esecutivo. Al Senato Monti aveva incassato solo il ‘nò dei 25 senatori della Lega Nord, mentre oggi ai contrari si sono aggiunti anche i voti dell’Idv, della Svp e della Union Valdotaine. In totale ha avuto 24 voti in meno rispetto alla fiducia ottenuta dal governo un mese fa a Palazzo Madama.
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