Se cento anni sembran pochi…..
Il pittore bustese Aldo Alberti ha festeggiato 99 anni. Una vita intensa vissuta per l’arte
Poche settimane fa pittore bustese Aldo Alberti ha festeggiato 99 anni con uno spirito così giovanile che il prossimo traguardo centenario non appare per niente irraggiungibile. E per sottolineare che lo spirito che lo accompagna è ancora forte, i festeggiamenti sono avvenuti mentre andava in mostra una sua personale presso lo Spazio Arte della biblioteca Comunale di Borgo Ticino (NO).
Così la sua festa è diventata anche una festa della pittura, una pittura che ha percorso la storia dell’arte italiana per i due terzi del secolo scorso.
Alberti è nato nel 1911, non ha frequentato direttamente scuole d’arte, ha soltanto avuto amici, lo scultore Rebesco e il pittore Somasca, un’amicizia durata anni prima di partire per quel lungo periodo bellico che ha coinvolto più di una generazione a cavallo di quegli stessi anni.
Negli studi di questi amici artisti Alberti “ruba “ i segreti dell’arte, della pittura, del disegno, del colore.
Competenze fondamentali che rimetterà in circolo a partire dal 1947, dopo essere ritornato dalla guerra e dalla prigionia.
Da quella data la sua ricerca pittorica non si è mai interrotta. Una pittura che ha come memoria anche due grandi artisti del novecento A. Tosi e M. Sironi.
Il primo per quella matericità coloristica ed espressionista delle nature morte e, successivamente, per la rarefazione del colore dei paesaggi lacustri. Del secondo il senso di solitudine e estraneità dei paesaggi urbani industrializzati, la cupezza del colore, la monumentalità.
Una pittura che possiamo caratterizzare in precisi cicli: Le Nature Morte, I Paesaggi Urbani, gli Interni con piccoli Oggetti, i Paesaggi Mediterranei o Marine, i Nudi femminili, la serie delle Crocifissioni e Deposizioni, la serie delle Muffe e dei Muri.
Un percorso tutto dentro la grande tradizione naturalistica lombarda per via di quegli umori materici, per via di un colore che assume connotazioni crepuscolari e densità chiaroscurali.
Anche i paesaggi mediterranei o marine rifuggono dalla solarità dei luoghi per caricarsi di momenti fisici più vicini, nella loro secca luminosità, all’improvviso irrompere di un temporale o di una mareggiata.
Poi i grandi Nudi femminili. Figure monumentali che abitano pareti domestiche, in studi disadorni, figure congelate in spazi chiusi al mondo, cariche di una dimensione esistenziale molto simile allo spirito filosoficodell’esistenzialismo che ha percorso tutto il dopoguerra europeo e tanta pittura milanese tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni ottanta.
Figure melanconiche, sole nello spazio inabitato di luoghi anonimi, lontane dai tanti corpi decomposti e stranianti dei personaggi baconiani o giacomettiani ma così simili nella loro dimensione metaforica e nello spirito; cruda e solitaria visione del nostro mondo, della nostra umanità.
Cinonostante la pittura di Alberti è lontana da aspetti di veridicità naturalistici intrisa com’è di una dimensione metaforica piena di melanconia e comunque testimone di una propria e specifica consapevolezza.
Analogamente la serie dei Muri e delle Muffe. Tele in cui la materia pittorica appare corrosa nella propria fisicità, fatta di incrostazioni che il tempo ha sedimentato, pagine di storie vissute, interpretate, rese parole. Parole sulle quali le ore e i giorni hanno segnato i percorsi, lasciato tracce di vita.
Una dimensione visiva e di vita che la sapienza pittorica di un artista, ormai centenario, ha saputo restituirci, gratuitamente.
Ben vengano i cento e che continuino gli anni.
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