Troppi frontalieri del pieno: “Servono nuove regole per la carta sconto”
I rincari spingono i cittadini delle zone di confine a fare rifornimento in Svizzera. La Regione chiede al Governo di adeguare lo sconto agli aumenti delle accise
Trovare un modo per trattenere in Italia i "frontalieri" del pieno. Questo l’obiettivo dell’incontro che si è tenuto oggi a Palazzo Lombardia fra l’assessore al Bilancio, Finanze e Rapporti Istituzionali della Regione Lombardia Romano Colozzi e la presidente della FIGISC (Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali di Carburante) della provincia di Como e vice presidente nazionale dell’associazione affiliata a Confcommercio Daniela Maroni.
I recenti aumenti delle accise sul carburante in Italia hanno reso molto conveniente il rifornimento in territorio elvetico: un’alternativa per gli automobilisti che viene solo in parte attenuata attraverso lo sconto applicato dalla Regione nelle fasce più vicine alla Svizzera.
«E’ importante che in questo momento particolare – spiega l’assessore Colozzi – ci sia una
stretta collaborazione fra tutti gli attori, grazie ai quali si concretizza lo "sconto-benzina". La situazione è difficile. Oggi ho chiesto un incontro al Governo per affrontare la questione e
trovare una soluzione definitiva, che possa ridimensionare la fuga oltre confine con conseguenti perdite di gettito per lo Stato e di lavoro per gli impianti italiani».
La legge nazionale che autorizza lo sconto benzina in Lombardia e Piemonte prevede una
copertura finanziaria di 20 milioni di euro annui complessivi. «Una soglia che si rivela insufficiente per contrastare i recenti aumenti dei prezzi o per pensare di estendere l’agevolazione
anche al gasolio. Proporremo perciò al Governo di legare il finanziamento dello sconto – aggiunge Romano Colozzi – ad una quota dell’accisa, in modo che tutto il sistema possa funzionare in modo indipendente. Sarebbe un vantaggio per tutti: per i cittadini interessati, che potranno continuare a rifornirsi in Italia a prezzi agevolati, per i gestori e per i loro dipendenti, per lo Stato in termini di recupero fiscale».
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