Appalti, crisi e diritti: i motivi della protesta

La protesta ha accomunato tutte le sigle del sindacalismo di base, molto critiche anche verso Cgil-Cisl-Uil. E i lavoratori richiamano anche il Comune di Milano e Pisapia: "Devono far rispettare i diritti"

«I sindacati di base sono tutti uniti, qui a Malpensa. È un segnale forte che crediamo non si deve sottovalutare». Non sempre corre buon sangue tra le diverse sigle che riuniscono i lavoratori, ma questa volta la protesta a Malpensa ha messo insieme tutti: non solo Usb e Al Cobas (che organizzavano lo sciopero a livello nazionale), ma anche la Cub Trasporti, che ha aderito alla manifestazione. «La crisi fa sentire i suoi effetti e molti si rendono conto che pagano sempre gli stessi e che c’è bisogno di opporsi» dice Francesco Mainardi della Usb. I sindacati di base contestano anche il ricorso al lavoro nero da parte di alcune imprese della filiera aeroportuale e il non rispetto dei contratti. «Come si vede anche dalle tante cause che vinciamo al Tribunale del lavoro di Busto Arsizio». Messaggi duri contro le aziende, ma anche contro i sindacati confederali considerati troppo morbidi.
In corteo c’erano lavoratori di Sea, ma anche delle società di handling Aviapartner, Ata e Globeground. Le società di handling sono colpite un po’ dalla crisi generale, un po’ dalla ristrutturazione di Malpensa, con l’addio di Lufthansa e lo spostamento di molti voli a Linate, ad esempio di Air France e Klm. Dai sindacalisti anche un appello alla politica milanese, in particolare sulla vicenda di Globeground, i cui lavoratori chiedono l’applicazione della "clausola sociale" (trasferimento al nuovo appaltatore) dopo che l’azienda ha perso l’appalto a favore di Sea Handling: «140 persone che rischiano di rimanere a casa, chi si deve responsabilità è sicuramente Sea che deve applicare la clausola sociale, ma anche la proprietà: per questo chiediamo l’intervento immediato del sindaco Pisapia e della politica milanese».

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Pubblicato il 27 Gennaio 2012
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