Giovani designer a bottega dagli artigiani
Siglata una convenzione tra Politecnico e Associazione Artigiani per ospitare stage di studenti e laureati alla Scuola di Design nelle piccole e micro imprese del Varesotto
«La bellezza ci farà uscire dalla crisi. Anzi, sarà la via maestra». E Francesco Murano, docente della Scuola di Design del Politecnico di Milano, di bellezza ne sa qualcosa. Esperto di “luce”, qualche anno fa progettò la lampada «Sistina». Un’intuizione di chi conosce a fondo la materia che tratta e che sa metterla a frutto, proprio come farebbe un artigiano. La sua presenza nella Sala Turri di Confartigianato Varese è, dunque, naturale proprio come la luce che filtra dalle finestre del terzo piano della sede di via Milano. Al suo fianco due artigiani-artisti: Riccardo Visentin, uno che sta ai gioielli come Cracco alla buona cucina, e Roberto Caccin, un fabbro che ha fatto diventare la pesantezza della materia che lavora leggera (nel senso buono del termine) come le sue idee.
Insieme a loro, cinque giovani neolaureati della Scuola di Design (Federica Saviotti, Carmen Bruno, Daniela Amandolese, Micol Mara Cantalupi, Elisa Mainente), ovvero la ragione della firma della convenzione stipulata tra Politecnico e Associazione Artigiani per ospitare stage di studenti o laureati nelle piccole e micro imprese del Varesotto.
«Saranno stage veri – spiega Murano – , non presidi alle fotocopiatrici, perché questi giovani possono spendere conoscenze ed esperienze per affiancarsi alla pari con l’artigiano».
Federica Saviotti, 24 anni, designer fresca di laurea, annuisce con la testa. «C’è un rapporto vero – dice la giovane che ha già fatto un’esperienza in azienda- dove entrambe le parti rubano con intelligenza». Mai la parola rubare ha assunto un valore così positivo. «C’è una contaminazione reciproca – spiega Visentin- . L’artigiano deve necessariamente guardare avanti, cercando delle sinergie con le imprese, con l’università e con qualunque struttura che non faccia parte della sua filiera produttiva. Mai avrei pensato di lavorare con la luce per fare dei gioielli».
I giovani hanno una visione del mondo (per fortuna) diversa dagli adulti ed è a questa diversità che si affida Caccin. «Io ho l’idea – dice l’artigiano –. La vedo dentro di me, ma con il disegno classico. Questi ragazzi le loro idee le visualizzano subito al computer è in quel tipo di rapporto che c’è una diversa concezione delle cose».
L’università garantisce eccellenza e un approccio tecnico alla progettazione; l’impresa porta la conoscenza profonda del processo (secondo una definizione molto condivisa, l’artigiano puo’ essere definito come colui che ha nella testa l’intero processo produttivo) e della filiera.
Il web, infine, darà una mano ad incrociare “domanda” e “offerta”, perché le imprese potranno presentare il proprio progetto sulla piattaforma del Politecnico e cerca il candidato, oppure lo studente sceglie il progetto a lui più congeniale.
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