I caduti della Comerio in un sacrario a Roma
Alla commemorazione per i deportati e i caduti della Ercole Comerio ha partecipato anche il presidente emerito Luciano Violante
Sono passati 68 anni da quel 10 gennaio che ha cambiato la storia della “Ercole Comerio”:
i tedeschi arrivano in fabbrica, radunano gli operai, minacciano la decimazione, catturano
i membri della commissione interna e li portano fuori dal portone della fabbrica. Non
faranno più ritorno.
Come ogni anno, la rappresentanza sindacale dell’azienda ricorda i suoi caduti per la
Patria e quest’anno lo ha fatto alla presenza di Luciano Violante. «Non conoscevo la
vicenda e i nomi dei caduti della Comerio» ammette il Senatore all’inizio del suo lungo
discorso ma «conosco, come tutti, i nomi dei “capi” dei movimenti di resistenza». Bisogna
però rendersi conto che «sono state persone come gli operai della Comerio» a fare
da guardie del corpo ai “capi” della resistenza «permettendo loro di fare ciò che hanno
fatto». La storia del nostro Paese, sostiene Violante, è ricca di persone che, anche in
tempi recenti, «hanno versato il loro sangue per i loro ideali e per la costituzione della
nostra nazione democratica» consegnando alle generazioni successive valori che non
possono essere persi come «uguaglianza e libertà». Cita Falcone, Borsellino e i nomi
dei membri delle loro scorte che, morti con loro, hanno permesso per lungo tempo ai
due magistrati di condurre in sicurezza la loro missione sottolinenando come chi è morto
in quegli anni bui, «non sapeva cosa sarebbe nato dal sangue versato» insegnandoci
che «esistono valori che non si vendono e non si comprano». «I caduti non hanno paura
di “morire” ma di “finire”» e cioè «temono che gli ideali per cui loro sono morti non siano
più portati avanti». Il molto sangue versato sulla nostra penisola testimonia come «l’Italia
non sia una Nazione a due facce» ma un Paese che mostra la sua immensa forza «nei
momenti di difficoltà». Secondo Violante è proprio nella vita quotidiana di ogni cittadino
che si palesa «la sopravvivenza di quei valori» e che dà all’Italia la speranza e la forza di
continuare a vivere.
Il Senatore annuncia così la sua idea che la Repubblica Italiana possa (e debba) avere
nella sua capitale un luogo che riporti i nomi di tutti i padri della patria, anche quelli «i cui
nomi non intitolano piazze o scuole» perchè «anche chi cadde a Busto, lo ha fatto per la
Nazione intera».
Luciano Violante ha tenuto il suo discorso davanti ad una platea gremita di persone che
hanno a lungo applaudito il suo intervento. Molti sono stati anche i politici che hanno
deciso di intervenire come i sindaci della zona o l’europarlamentare Speroni, al centro
delle polemiche per le sue posizioni sui Rom.
Presente anche il sindaco Farioli che nel suo discorso introduttivo, riprendendo le parole
del rappresentante della RSU della Comerio Natale Pargoletti, ricorda come questa sia la
prima commemorazione «senza Angioletto Castiglioni e Rinaldo Comerio, esempi illustri
di una città che nessuno scivolone di altre personalità bustocche può svilire», riferendosi
forse alla diatriba tra Maroni e il bustocco Reguzzoni.
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