Il Pd al nord si “risveglia” e riparte da Varese
Una giornata intera di dibattito al Teatro Santuccio. Si parla di lavoro, economica, ma anche di Lega Nord e delle risposte che il Pd vuole dare a questo territiorio
"Siamo stati obbligati a svegliarci e ora ci siamo". Può sintetizzarsi nella frase di Giorgio Gori, ex managar della tv oggi sempre più presente nel mondo della politica e dintorni, il significato dell’evento di sabato a Varese. "Giù al nord, fra secessione e recessione" ha deciso di affrontare in una intensa giornata di lavoro tanti aspetti della questione "nord". Politici del Partito democratico (i promotori sono i consiglieri regionali Alessandro Alfieri e Pippo Civati e le associazioni Varese in Italia e Prossima fermata Italia), ma anche giornalisti e scrittori come Dario Di Vico, Marco Alfieri e Cristina Giudici e "semplici cittadini" come Gori.
(Diretta su twitter con l’hashtag #giùalnord e contributi video sul canale YouTube di Vie)
Ma "presente" al Teatro Santuccio è anche la Lega Nord. Certo, di leghisti qui non se ne vedono (mentre arriva Raffaele Cattaneo, assessore regionale del Pdl che su Twitter commenta "Ascoltare per capire é necessario. Confrontarsi ancor di più. Ovviamente da punti di vista che restano diversi"). Ma è dalla Lega che si parte per capire come e se il Pd, il centro sinistra, ma anche la società del nord può "dare risposta a una questione che i leghisti hanno capito prima" come sottolinea Di Vico.Per questo fra gli invitati c’è anche Lynda Dematteo, autrice di un libro che a Sesto Calende è stato addiruttura "sequestrato" dalla biblioteca: "L’idiota in politica. Antropologia della Lega Nord". "Bossi anticipa la deriva del berlusconismo", dice l’antropologa.
E allora, dopo le ultime amministrative in cui il Pd ha conquistato o mantenuto molte capitali del nord (Milano, Torino, Genova, Venezia), la sfida sembra essere quella che delinea il sociologo Aldo Bonomi: "Il Pd ha tutte le capitali del Nord, ma queste città sono circondate da amministrazioni leghiste. E allora il PD deve mettersi in mezzo e non stare solo nella metropoli: deve far sì che l’arancione contamini anche i comuni più piccoli".
Altra parola d’ordine della giornata è federalismo che secondo Marco Alfieri "va rimesso al centro del dibattito", tema discusso non solo con Stradiotto ("l’errore più grave sarebbe quello di abbandonare il tema del federalismo proprio ora", dice) e Borghi del Pd, ma anche con un ex leghista come Alesssandro Cé che si definisce "non pentito della Lega, ma tradito dalla Lega". Ma spazio è stato dato anche ai temi dell’urbanistica, del consumo di suolo e dell’integrazione.
E ovviamente la parola chiave, Nord: quali sono le risposte che vuole il Nord? A questo hanno provato a dare una risposta Michele Graglia (vicepresidente Confindustria Lombardia) e Giuseppe Bonomi (presidente Sea) a partire realtà economica italiana che si fonda su un numero molto elevato di aziende piccole e piccolissime a conduzione familiare. "La capacità di affrontare il cambiamento deve partire da una domanda – spiega Graglia -: se la dimensione familiare è in grado di affrontare il cambiamento. La spinta per la generazione che subentra in questo momento è fisiologicamente ridotta. La sfida per la generazione che lascia è l’accettazione del cambiamento che stiamo vivendo e che va affrontato".
E Nord, soprattutto a Varese, vuol dire Malpensa. "Ci troviamo – spiega Bonomi – ad operare in un mercato che cambia velocemente e quindi una società come Sea deve essere diretta con in modo "strabico": un occhio al presente e l’altro proiettato sul domani. Un domani che può essere molto ravvicinato o molto lontano. Per un aeroporto i piani si fanno su un’ottica di 20 anni".
E quindi con cosa se ne vanno i tanti partecipanti alla giornata? "Con il senso di squadra, con la consapevolezza che non si fa da soli", concludono Alfieri e Civati. E i due organizzatori, come esponenti del Pd lombardo, qualche impegno lo prendono: portare le richieste del territorio a livello delle istituzioni, a partire dalla Regione; riformare la legge elettorale regionale con la raccolta di firme per eliminare il listino bloccato; rilanciare sui temi del federalismo; sostenere e rilanciare la collaborazione fra enti locali; lavorare sul welfare, soprattutto per i cittadini che hanno perso il lavoro.
E in conclusione arriva anche una promessa – o una speranza- per il Pd stesso: "è ora che si inizi a parlare un po’ più di quello che succede fuori, senza pensare sempre a cosa succede nel partito. Sarebbe una rivoluzione", chiosa Civati.
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