L’ippica varesina galoppa verso Roma
Alla manifestazione della Capitale parteciperanno anche allenatori, artieri e proprietari della nostra provincia. Gonnelli (allenatore): « I monopoli ci hanno declassato e l'ippica viene spremuta»
Giovedì 12 gennaio sarà il d-day per salvare l’ippica italiana. A Roma, dopo uno sciopero delle corse durato 8 giorni in tutti gli ippodromi, da Merano a Siracusa, si terrà una manifestazione davanti a Montecitorio per protestare contro i tagli ai finanziamenti del settore, passati da 150 milioni nel 2011 a 40 milioni per il 2012. Una situazione aggravata anche dal drastico calo delle scommesse sulle corse dei cavalli, imputabile al prelievo fiscale molto più alto rispetto ad altri giochi.
Da Varese, alla volta di Roma, partiranno in venti: allenatori, artieri e proprietari di cavalli, in rappresentanza di un settore che in provincia occupa oltre 100 persone. A livello nazionale l’ippica dà lavoro a 60 mila persone che si occupano di 17 mila cavalli, allevati e allenati su 9 mila ettari di terreno. «Noi non saremmo così in crisi – spiega Marco Gonnelli, allenatore di galoppo – perché nel gioco lo Stato ci guadagna. Il nostro problema è che i monopoli ci hanno declassato, perché l’ippica viene spremuta. Tassare del 50 per cento le corse tris, vuol dire non renderle competitive con altre scommesse. Insomma, l’ippica ha pagato anche per gli altri giochi».
A questo quadro di "grande depressione" si deve aggiungere la gestione a dir poco discutibile dell’Unire (Unione italiana per l’incremento delle razze equine), l’ente di Stato che presiede il mondo dell’ippica. L’Unire riceve il 6% sul totale delle giocate, mentre l’agenzia ippica l’11%. Una ripartizione così sbilanciata in favore delle lobbies che tengono in mano il mondo delle scommesse è il risultato di una politica che negli ultimi dieci anni ha spinto in quella direzione, non senza un tornaconto. «Vorrei ricordare – continua l’allenatore – che la campagna elettorale del sindaco di Roma Alemanno è stata finanziata dalla Snai (Società nazionale agenzie ippiche, il gruppo concessionario delle scommesse che ha 6 mila agenzie in tutta Italia ndr)».
L’Unire, che dovrebbe dare impulso e favorire lo sviluppo dell’ippica italiana, negli anni è stata trasformata dalla politica in un carrozzone pesantissimo, incapace di aiutare il settore. Il giudizio di Gonnelli, a questo proposito, è sferzante. «Quest’anno l’Unire gestirà 300 milioni di euro, ha un palazzo di cinque piani, più grande del ministero, per il quale paga un affitto esorbitante, occupa 160 dipendenti di cui ne lavorano 20. Non è facile scardinare questo sistema, non ci sono riusciti nemmeno i ministri leghisti. Forse questo governo tecnico riuscirà a cambiare le cose».
L’ippica varesina presenta luci e ombre. In attesa della ripresa delle corse che sarà a marzo, si puo’ dire che la stagione estiva all’ippodromo delle Bettole «è andata benissimo». Migliaia di persone hanno affollato la struttura di Biumo, raggiungendo, in alcune riunioni, punte di seimila presenze. «Il bilancio è stato positivo – conclude Gonnelli -. Purtroppo a Varese c’è poca innovazione dal punto di vista tecnico. Manca una struttura di allenamento, perché quella di Caravate, di fatto, è ferma e questo aspetto si fa sentire. Nella zona delle scuderie, dietro l’ippodromo, c’era un piano per fare 5 palazzine (in un terreno accanto alle scuderie il gruppo Ligresti ha già costruito il mega AtaHotel ndr). Per fortuna si è riusciti a bloccarlo in tempo. Il problema vero, però, è che l’ippica va data in mano a persone che ne capiscono. Non basta un buon contabile».
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