L’istruzione dei figli? È più cara a chi è istruito

Il rapporto Almadiploma 2011 fotografa l'identikit del diplomato: chi ha genitori di istruzione elevata predilige percorsi liceali. Limitata l'offerta di lavoro per chi termina il percorso scolastico

Voto medio 76 su 100, soddisfatto della scuola, appassionato di social network: è questo l’identikit del diplomato 2011 fornito da Almadiploma ( associaizone di scuole superiori) che ha presentato le sue rilevazioni in un convegno svoltosi nel dicembre scorso. 

 
Il contesto familiare ha la sua importanza all’interno della formazione di uno studente: la maggior parte dei diplomati ha genitori in possesso di titoli di studio elevati, ne sono un esempio gli indirizzi liceali classici e scientifici (in maniera ridotta gli istituti tecnici e professionali), caratterizzati da una grande presenza di studenti di estrazione sociale più elevata. Meno rappresentati sono i figli della classe operaia.
 
Nelle scuole italiano il voto medio di diploma è di 76 su 100 circa. I risulati massimi sono ottenuti da una minoranza (15 %), i restanti ottengono voti che oscillano tra il 60 e il 90.
Nel complesso, i diplomati si dichiarano piuttosto soddisfatti della propria esperienza scolastica, più degli insegnanti  che di aule o laboratori. Sono sottolineate la loro competenza, disponibilità al dialogo e capacità di valutazione.
 
Al momento del diploma più del 50% degli studenti risulta soddisfatto della propria scelta scolastica. Percentuale che aumenta ad un anno dal diploma. I “pentiti” si aggirano attorno al 25% e si mantengono tali anche dopo la conclusione dell’esperienza scolastica. L’esperienza lavorativa (stage) è più diffusa negli istituti tecnici e professionali e risulta soddisfacente in tutti i suoi aspetti, quali organizzazione, utilità e chiarezza, secondo l’espressione degli stessi studenti. Un vero e proprio lavoro, comunque, ha coinvolto più della metà degli iscritti a scuole superiori secondarie.
Infine, ben 1 diplomato su 4, spesso figlio di genitori con elevato grado di istruzione, ha compiuto durante la sua carriera scolastica un’esperienza di studio all’estero.
Intervistati alla vigilia della conclusione degli studi secondari superiori, 61 diplomati su 100 hanno detto di volersi iscrivere all’università, 8 su cento si sono detti interessati ad attività di qualificazione al di fuori dell’università e il 27% ha dichiarato di non voler proseguire gli studi (la quota rimanente è di coloro che non rispondono alla domanda). Tra chi manifesta l’invenzione di proseguire all’università,  è decisamente preponderante la provenienza liceale.
 
La domanda del mercato del lavoro è, agli occhi di tutti, minore dell’offerta. Lo testimonia il tasso di disoccupazione degli studenti a un anno dal diploma che coinvolge quasi il 33% (quota che si riduce leggermente tra i liceali, 28%). Dal punto di vista economico il profitto dei diplomati italiani segue un trend positivo: da una media di 980 euro netti mensili dopo un anno, a una di 1086 dopo tre. Solo una minoranza di diplomati dichiara di utilizzare le competenze acquisite durante i corsi di studi in misura elevata, mentre i restanti ritengono di sfruttare le conoscenze solo in parte o in nessun modo.
 
Dopo aver preso in considerazione 9500 diplomati, i risultati dell’indagine sono chiari: il fatto di tenere molto al successo negli studi e la disponibilità a studiare anche le materie non gradite sono i punti di forza.

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Pubblicato il 31 Gennaio 2012
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