Per la Yamamay “il bello deve ancora venire”
Coach Carlo Parisi ed Enzo Barbaro ospiti della diretta di VareseNews. Incalzati da Eugenio Peralta e dai nostri lettori danno la loro lettura sull'universo delle "farfalle"
La grande pallavolo ha fatto il suo esordio sulle “frequenze” della WebTv di VareseNews con due ospiti firmati Yamamay Busto Arsizio. A rispondere alle domande del nostro esperto Eugenio Peralta (a sinistra) sono intervenuti infatti Carlo Parisi (a destra) ed Enzo Barbaro (al centro), allenatore il primo e team manager e responsabile marketing il secondo della capolista imbattuta del campionato femminile.
Mezz’ora serrata, tra domande e risposte con un bel contributo arrivato dai nostri lettori che non si sono fatti scappare l’occasione di incalzare i due esponenti del clan biancorosso, lanciato ora verso Modena dove nel prossimo fine settimana giocherà la Final Four di Coppa Italia, primo obiettivo stagionale.
A inizio anno si sapeva che la Yama era costruita bene. Vi aspettavate però questo tipo di risultati?
Parisi: «Ovviamente no, anche perché finché non vedi le avversarie non puoi prevedere un cammino simile. E comunque stiamo facendo qualcosa di eccezionale, oltre le speranze della vigilia».
Come si ricaricano le pile quando ci sono così tanti impegni?
Parisi: «Quando si impostano le stagioni con tanti impegni bisogna tener conto di molte componenti per mettere le ragazze a proprio agio, sia per l’organizzazione sia per la parte tecnica e atletica, fondamentale a inizio anno per mettere fieno in cascina. Il resto lo devono fare le giocatrici che devono sapere come gestire il proprio tempo, il proprio riposo: importante anche staccare al momento giusto per recuperare».
Enzo, lei ha giocato ad alto livello da palleggiatore. Un suo giudizio su Carli Lloyd: come l’avete scoperta e quali sono le sue caratteristiche?
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Quale tra le nuove arrivate vi ha stupito dal punto di vista caratteriale?
Parisi: «Ognuna ha una caratteristica particolare. Abbiamo appena parlato di Lloyd che è stata una scoperta in positivo: ha una enorme predisposizione al lavoro per una ragazza così giovane. Ed è un’americana atipica visto che ha iniziato subito a studiare l’italiano. Poi abbiamo Pisani e Lotti sono due giovani interessanti: Pisani ha sorpreso per la grande aggressività che mette fin da quando entra in palestra. Ama questo sport, non stacca mai. Cito anche Leonardi: bisogna staccarle la spina per spedirla in doccia altrimenti non smette di giocare».
Passiamo a un argomento più tecnico: che importanza ha il servizio nella pallavolo di oggi?
Parisi: «È un fondamentale molto importante. La difficoltà però non è quella di eseguirlo ma di allenarlo anche nei momenti di pressione: questo aspetto è particolarmente determinante».
A Busto la pallavolo ha il doppio degli spettatori rispetto al calcio. C’è qualche segreto a riguardo? E si sente questa grande presenza sugli spalti?
Barbaro: «Un segreto non esiste, perché tutto ciò è stato conquistato con la passione e con investimenti coraggiosi nel marketing, nella promozione e nella struttura del PalaYamamay. Ora abbiamo una bella casa dove ospitare i tifosi e dove creiamo eventi di vario tipo per coinvolgerli e coccolarli. L’appoggio del pubblico si sente: il palazzetto pieno e la media dei tifosi in aumento costante sono per noi molto importanti. Non è facile arrivarci ma ci rendiamo conto che questa crescita è continua».
Parisi: «Confermo che dal campo tutto ciò si avverte ed è bello vivere determinati momenti. È accaduto soprattutto in situazioni di particolare tensione, quando davvero senti il boato della gente».
Ieri Havelkova ha confessato di aver sentito la pressione perché, dopo tante vittorie, c’era la paura di scivolare in una partita chiave.
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Un lettore chiede se la vostra politica dei “piccoli passi” è arrivata al suo compimento
Barbaro: «Direi di no: questo modo di operare è stato messo in atto da tempo ma ora siamo in una fase di questa politica. Fermarsi ora non è un obiettivo: sino a oggi abbiamo quasi sempre riusciti fatto qualcosa più dell’anno precedente. Oggi siamo messi molto bene ma il bello deve ancora venire».
Coach, lei è a Busto da tanti anni. Tra le stagioni passate ce n’è una che ricorda con un po’ di rammarico?
Parisi: «No. Ogni stagione lascia qualcosa; conta utilizzare quello che è successo per continuare a crescere. Certo, al momento può rimanere qualche delusione perché si hanno aspettative diverse ma alla fine quello che conta è cogliere gli aspetti positivi per il futuro. Continuerò a pensarla così».
Dal punto di vista psicologico sembra che quest’anno la squadra sia molto più tranquilla e serena degli anni passati.
Parisi: «In generale è vero e questo avviene anche in allenamento. Credo la squadra abbia colto quali sono le proprie caratteristiche positive e che abbia capito l’importanza di proseguire sulla via che si è scelta. Non a casa i momenti di difficoltà spesso coincidono con lo smarrimento della strada tracciata. Stiamo iniziando ad affrontare partite difficili come quella di ieri e sono convinto che certi passaggi siano utili per il prosieguo dell’annata. Il fatto che le ragazze siano uscite dai momenti di difficoltà è una cosa importante per il futuro».
A quale obiettivo tenete di più?
Parisi: «Ora pensiamo alla Coppa Italia che è l’impegno più immediato: andiamo a Modena per fare il massimo possibile ben sapendo che in semifinale troviamo la squadra di casa la quale non ha ancora espresso il potenziale più alto possibile. Per il resto affrontiamo gli obiettivi man mano che si presentano; certo, sarebbe primario portare a casa qualcosa nel nostro campionato, ancora più rispetto alla Cev».
Il volley italiano sta attraversando un periodo difficile. Come lo vivete?
Barbaro: «Quello che sta succedendo dal punto di vista economico è sotto gli occhi di tutti e lo sport ne risente. Non è facile reperire risorse e, per le aziende, investire, però i risultati aiutano e la notorietà di questo periodo ha permesso di avere nuovi contatti anche in questo momento. Bisogna gestire al meglio il budget a disposizione e in questi anni, in cui abbiamo evitato passi troppo lunghi, crediamo di averlo fatto».
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