“Senza i soldi dalla Svizzera non pago nemmeno i dipendenti”
Il sindaco lancia un appello al governo per risolvere la questione dei ristorni: «Monti è un varesino, venga a incontrare i sindaci e i frontalieri»
«Potrei incatenarmi a una pianta per farmi ascoltare ma poi cosa cambia? La verità è che a noi sindaci di frontiera non ci caga nessuno, lo scriva così, perché è giusto che si capisca che sono infuriata. E al mio bilancio mancano ancora 400 mila euro che non so dove andare a prendere. Come me tanti altri sindaci sono in difficoltà, hanno opere da realizzare e non sanno come pagarle». Sandy Cane, sindaco di Viggiù, non esclude qualche forma eclatante di protesta per ribadire lo stato di emergenza vissuto dai comuni di confine. I fondi di cui parla fanno parte dei 23 milioni di euro che la Svizzera deve ancora all’Italia. Parte dei ristorni (calcolate sugli oneri sociali pagati dai frontalieri) che sono stati bloccati dal Canton Ticino come rivalsa contro le politiche fiscali del governo italiano.
«La quota che il mio comune riceve ogni anno ammonta a circa 900 mila euro che sono un quarto dell’intero bilancio – spiega il sindaco del Carroccio -. E in mezzo ai tanti tagli agli enti locali potete immaginare il peso che hanno questi soldi. Rischio di non avere nemmeno i soldi per pagare i dipendenti. I ristorni non sono un privilegio, sia chiaro: ci arrivano a fronte degli oneri pagati dai lavoratori italiani in Canton Ticino che nel nostro territorio sono migliaia. Il solo comune di Viggiù ne conta mille su 5.400 abitanti».
Con quei soldi i comuni finanziano e hanno finanziato in passato, diverse opere di pubblica utilità come strade e scuole: «Se non mi arrivano dalla Svizzera quei fondi me li deve dare lo Stato. E voglio un impegno messo nero su bianco perché alle parole non ci credo più. Quando il Canton Ticino ha minacciato il primo blocco dei ristorni, quest’estate, ci siamo attivati tutti. Ci siamo riuniti con le comunità montane, abbiamo scritto al governo, abbiamo messo in questa battaglia tempo e impegno. Ma che ne è stato della nostra lettera? Dopo le dimissioni di Berlusconi l’appello è caduto nel vuoto. In questi mesi soggetti diversi si sono susseguiti con le promesse, abbiamo sentito molte parole ma i fatti sono stati pochi. La questione sembrava addirittura risolta. E invece io non so ancora se i soldi mi arriveranno o meno e sono preoccupata perché rischiamo di non vedere nemmeno quelli del 2012». Questo perché, solo pochi giorni fa, la Lega dei Ticinesi ha minacciato di voler replicare il blocco anche per l’anno in corso dopo che al confine comasco sono stati posizionati i fiscovelox della guardia di finanza. E dopo quello che è successo, i sindaci italiani alle minacce di Bignasca iniziano a prestare attenzione. I primi cittadini si riuniranno di nuovo e probabilmente prepareranno un nuovo documento per il governo. «È giusto fare i controlli ma mi chiedo perché dobbiamo rompere i rapporti con la Svizzera, che interesse abbiamo. Il solo comune di Viggiù ha circa mille lavoratori in Ticino, cosa faccio se restano senza lavoro? Perché non viene organizzato un incontro per affrontare queste tematiche? Il premier è un varesino perché non ci tiene ad ascoltare i sindaci del suo territorio, i lavoratori che non hanno ammortizzatori sociali, il clima che si respira quando si passa il confine? Io lo capisco perché poi la gente chiede di essere annessa alla Svizzera, potrei farlo anche io un giorno…».
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