Sfrattati 120 cavalli da corsa. “Sarà una speculazione edilizia”

La Società varesina incremento corse cavalli spa di Guido Borghi ha intimato ad allenatori e proprietari di lasciare libere le scuderie delle Bettole entro il 31 gennaio. A quella data saranno tagliati acqua, luce e gas. Gonnelli (presidente allenatori di galoppo): «Qui ci sono forti interessi immobiliari»

Non è semplice sgomberare 120 cavalli, materiali e attrezzature di scuderia. Non è semplice se si hanno solo quattro giorni di tempo. Il conto alla rovescia per allenatori, proprietari e lavoratori delle scuderie di via Galdino, dietro l’ippodromo delle Bettole di Varese, è già iniziato. L’avviso che Guido Borghi, presidente della Società varesina incremento corse cavalli spa, titolare della struttura, ha recapitato ad allenatori e proprietari, ha una data precisa: 31 gennaio 2012 . Per quel giorno nelle scuderie non ci dovrà essere l’ombra di uomini e cavalli perché si devono fare «interventi di ristrutturazione per ottemperare all’ordinanza comunale con cui è stata disposta l’immediata esecuzione di alcune opere finalizzate a ridurre i disagi di natura igienica e sanitaria agli abitanti dei condomini circostanti».  (foto: Marco Gonnelli)
I «disagi» sono rappresentati dalla puzza di letame e dalla fuoriuscita di materiale, una situazione che richiede la «blindatura» della letamaia. L’avviso informa, inoltre, che al 31 gennaio saranno tagliati acqua, luce e gas. E tenere cavalli senz’acqua e uomini – che lì abitano- al freddo, non è possibile.
In attesa dello scadere dell’ultimatum, la Varesina ha già tagliato il servizio di sorveglianza notturna, una decisione che non fa dormire sonni tranquilli agli addetti ai lavori, considerato che nei box ci sono cavalli per un valore di 6 milioni di euro. Alle scuderie di via Galdino c’è amarezza, ma allenatori, proprietari e lavoratori si sono già mossi. Sono andati in comune, in prefettura e dai carabinieri. «Questo avviso è umiliante per come ci è stato comunicato – dice Marco Gonnelli, presidente degli allenatori di galoppo – ed è assurdo perché Varese non è nel terzo mondo. Se un cavallo rimane senz’acqua rischia il collasso per disidratazione. Esistono delle leggi e dei diritti che non sono solo quelli della proprietà. Qui ci sono aziende che lavorano da vent’anni, che servono Borghi e lo fanno guadagnare. Le corse dei cavalli fanno bene alla città e a tutto il comparto sportivo».
In effetti, all’ippodromo delle Bettole le cose vanno bene, segno che le corse di galoppo piacciono ancora tanto ai varesini, così tanto che quello di Varese è uno dei pochi impianti italiani ad aver chiuso l’ultima stagione con un bel + 12% di presenze, in netta controtendenza rispetto a tutti gli altri.
La letamaia è situata in una zona defilata delle scuderie. Un nastro trasportatore riversa il letame in un cassone, un impianto che, secondo la proprietà, va rifatto per evitare fuoriuscite di materiale e cattivi odori. «Non si capisce – continua l’allenatore – perché bisogna sgomberare tutto per un intervento che si può fare in tutta sicurezza e che riguarda una piccola zona. Invece, così hanno mano libera per fare altro».
La società di Borghi affitta la struttura ad allenatori e proprietari, circa 120 euro al mese per ogni box per un’entrata complessiva di oltre 200 mila euro all’anno che si vanno ad aggiungere ai soldi che la Varesina prende dall’Unire per il centro di allenamento e la manutenzione delle piste. Troppo poco se paragonato a quanto si potrebbe incassare costruendo appartamenti o villette. 

D’altronde quella delle scuderie è una zona ampia, pregiata, appetibile perché a ridosso del Parco del Campo dei Fiori e al tempo stesso a due passi dal cuore della città. Poiché il tabù è già stato infranto dall’ATaHotel di Ligresti, potrebbe essere già iniziata la fase due. «Ci sono forti interessi immobiliari – conferma Gonnelli -. Le scuderie degli ippodromi essendo ormai vicine ai centri delle città subiscono questi tentativi di speculazione edilizia. I soldi che l’Unire dà alla Varesina, che sono una somma ingente, vengono detratti dal nostro montepremi proprio per mantenere lo stato delle piste adeguato per il lavoro di uomini e cavalli. Non mi sembra che in questi anni sia stata fatta una grande manutenzione, prima con la scusa del mondiale di ciclismo, ora  perché vogliono costruirci altro, anche se le scuderie sono nate per i cavalli».
Morto un centro di allenamento se ne fa un altro e la società di Guido Borghi l’altro impianto di allenamento lo ha già fatto a Caravate. «Il centro di Castelverde non è ancora ultimato – conclude l’allenatore – e soprattutto manca l’acqua. Quando eravamo lì abbiamo dovuto portare l’acqua con le cisterne perché quella del pozzo non bastava. E poi non è risolto il problema della viabilità dei mezzi di trasporto che non possono passare dal centro paese per via di un’ordinanza del sindaco».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Gennaio 2012
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