Il gestore del Moon: “Apriamo un tavolo etico per combattere l’abuso di alcool”

Alfonso Vanetti, gestore del locale chiuso su ordinanza del questore dopo che alcuni minorenni ubriachi hanno chiesto soccorso, spiega la sua versione dei fatti e chiede l'aiuto delle istituzioni

«Siamo il capro espiatorio di un fenomeno dilagante come quello dell’alcolismo giovanile». È questo uno dei passaggi contenuti nella nota diffusa da Alfonso Vanetti, gestore del locale “Moon”, il discobar chiuso su ordinanza del Questore di Varese dopo che alcuni giovanissimi hanno chiesto soccorso perché ubriachi. Vanetti apre il suo comunicato esprimendo «solidarietà ai ragazzi coinvolti nella vicenda e alle loro famiglie» e assicurando di star «approfondendo la vicenda per capire con chiarezza la reale dinamica dei fatti. Non ci siamo assolutamente resi conto che minori di 16 anni hanno consumato alcool all’interno del locale; non ci siamo resi conto, anche perché il personale dipendente è rigorosamente informato del divieto di somministrare alcool ai minori di 16 anni. Riconosciamo che in serate particolarmente affollate si creano dei problemi logistici e pratici per accertare la reale età dei clienti che richiedono la somministrazione. È difficile, antipatico e a volte ai confini della legalità richiedere di prassi il documento d’identità a tutti gli avventori. Inoltre spesso abbiamo riscontrato che la somministrazione viene richiesta da adulti che poi la distribuiscono all’insaputa dei responsabili e dei dipendenti del locale anche a soggetti terzi, eventualmente minori di anni 16. Le possibilità per i giovanissimi di consumare alcool all’interno di un locale di vaste dimensioni sono non sempre controllabili da parte nostra, insomma. Noi però non abbiamo alcun interesse di sorta a somministrare alcool a dei ragazzini in spregio alla leggi – spiega ancora Vanetti -: tale tesi che finisce per additarci come commercianti senza scrupoli che, pur di incassare non esitano a vendere alcool a chiunque, è falsa ed errata. Il vantaggio economico, vista la quantità di ragazzi che ci onoriamo di ospitare ogni settimana è ridicolo, ma non solo, è controproducente perché un 15enne ubriaco, tanto più se a seguito del consumo di un’intera bottiglia di vodka (come è trapelato sulla stampa con indebita suggestione), diviene un danno incalcolabile proprio per gli interessi economici dei gestori, atteso che, come già capitato, diviene incontrollabile, disturba gli altri avventori e facilmente scatena contrasti, risse e così via. È dunque lontano da ogni logica sostenere che consapevolmente il locale eserciti una politica priva di scrupoli e non esiti a somministrare alcool ai minori di 16 anni. Abbiamo anche pensato di vietare l’ingresso ai minori di 16 anni per prevenire problemi di ogni tipo, ma è vietato per legge». Vanetti tocca poi il tema dell’alcolismo giovanile: «Il provvedimento di chiusura ci pone in una condizione di capro espiatorio di un fenomeno grave come quello dell’etilismo giovanile, di fronte al quale non possiamo essere lasciati soli. Non c’è assolutamente nessuna intenzione di vendere impunemente alcool ai minori di sedici anni – spiega Vanetti -; chiediamo anzi di essere aiutati di fronte ad un fenomeno cos’ delicato. Vogliamo continuare a garantire ai ragazzi anche minori di sedici anni un divertimento sano in un luogo dove possano anche evitare i pericoli della strada e chiediamo la collaborazione delle famiglie, della questura e delle istituzioni e proponiamo un tavolo etico ed una discussione aperta per consentirci di adottare ogni misura utile a prevenire il fenomeno, che si combatte sì attraverso la massima attenzione all’interno del locale, ma anche con una corretta informazione ai ragazzi sui pericoli dell’alcool e delle altre problematiche connesse al fenomeno delle devianze e degli abusi dannosi per la salute. Noi siamo l’unico locale pienamente a norma nella città di Varese e mai si sono verificati incidenti di sorta ascrivibili a condotte scorrette della dirigenza. Se comunque dobbiamo subire un grave danno economico, come quello costituito dalla chiusura del locale, che questo periodo venga utilmente impiegato per confrontarci con l’autorità per risolvere queste problematiche. Un tavolo etico sulla questione è l’auspicio».  

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Febbraio 2012
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