L’email compie quarant’anni

Era l’ottobre 1971, quando Ray Tomlinson inviò la prima email, da una stanza all’altra di casa sua usando il simbolo @ per indicare il “luogo” dove recapitare la posta

Compie 40 anni il sistema di messaggistica più utilizzato al mondo. Era l’ottobre 1971, quando Ray Tomlinson inviò la prima email, da una stanza all’altra di casa sua usando il simbolo @ per indicare il “luogo” dove recapitare la posta.
Il suo contenuto era qualcosa di simile a “QWERTYUIOP”, una stringa senza senso, prima riga della tastiera, usata solo per verificare il funzionamento del servizio. L’antenato più vicino all’email allora era un programma di nome SNDMSG, che consentiva lo scambio di messaggi locali. Nel 1972 Tomlinson potè quindi progettare un sistema in grado di scambiare messaggi fra le università collegate alla rete. In questo anno fu inviata la prima email tra due luoghi relativamente lontani.

L’idea consentì di avvicinare qualunque luogo raggiunto dalla rete sulla terra comprimendolo nello spazio di qualche istante. Un’intuizione che Ray Tomlinson oggi definisce “banale”: spedire messaggi di testo elettronici da un computer a computer utilizzando un carattere, possibilmente poco usato, per distinguere il destinatario dalla macchina.
 Da allora l’email ha preso rapidamente piede: i vantaggi, che ora ci sembrano scontati, enorme rapidità, costo irrisorio rispetto alla posta classica, flessibilità, all’epoca erano rivoluzionari e l’intero mondo della comunicazione subì un notevole cambiamento.
Bisogna ricordare che tutte le forme di messaggistica digitale sono in qualche modo figlie dell’idea di Tomlinson.

 Sebbene decretata morta già da anni (Lawrence Lessig, avvocato americano, mente acuta sulle cose della rete, intervistato da Wired raccontava già nel 2004 di come l’email fosse sull’orlo della «bancarotta»: «Non è questione di spam o altro, il problema è che la gente ne abusa. Si scrivono troppe email, più di quante se ne riesca a leggere. Dunque il sistema è avviato verso il collasso»), la posta elettronica è ancora tra noi, viva e vegeta. Non riusciamo a fare a meno di consultarla, soprattutto da quando ce l’abbiamo anche sui telefonini.
I social network, Facebook e Twitter, si aggiungono ai messaggi email, ma finora non li hanno ridotti, semmai li hanno moltiplicati. 

L’email non è mai stata così diffusa. Nel 2010 ne erano state mandate 107 triliardi. 
Nel 2011, nelle sole Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germania e Italia le email ricevute sono state 5,3 miliardi, su 360 milioni di caselle. In Italia le caselle sono 63 milioni, quasi 2,5 indirizzi mail per utente della rete. Ad oggi vengono scambiati circa 300 miliardi di messaggi di posta ogni giorno, praticamente 2,8 milioni di email al secondo.


Sono ancora in tanti a non curarsi abbastanza dei rischi per la propria privacy: un messaggio non è cancellato finché anche il cestino non viene svuotato, e comunque nel computer restano sempre tracce di tutti i messaggi. Per cui la regola d’oro è non scrivere mai niente che non si voglia vedere pubblicato, un giorno. E poi c’è il grande inconveniente della posta spazzatura, quei messaggi pubblicitari indesiderati o addirittura le truffe che intasano le caselle e che superano il 40 per cento di tutte le email.
Un indirizzo email oggi rappresenta una sorta di numero di telefono, di riferimento, un vero e proprio legame con il web. Attualmente, il beneficiario più grande è il commercio.
Niente più carta, francobolli, il gusto della lettera ci sta pian piano abbandonando, lasciando spazio alla tecnologia e alla praticità.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Febbraio 2012
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