“Perchè dobbiamo pagare colpe non nostre?”
I rappresentanti dei dipendenti comunali contestano la ripartizione delle risorse a disposizione e chiedono di fare chiarezza sulle ragioni che hanno portato il Comune ad uscire dal Patto di Stabilità. "Basta invocare privacy quando si parla di soldi pubblici"
Il Comune ha speso in modo poco oculato in passato, i mutui pesano e il patto si stabilità è "saltato". E ora a pagare saranno anche i dipendenti comunali, che però non ci stanno e chiedono trasparenza sull’operato dei dirigenti in passato: «Con il non rispetto del patto di stabilità perdiamo il premio incentivante, che corrisponde ad uno stipendio mensile. Ma come siamo arrivati a questo punto? Di chi è la responsabilità?» attacca Paolo Schiavone (Al Cobas), che capeggia la Rappresentanza Sindacale Unitaria composta anche da Michele Di Trani (Cgil), Vittorio Mondonico e Laura Gattoli (Cisl), Simona Berruti (Csa) e Flavia Marangoni (Al Cobas).
Su tutto i rappresentanti di tutti i dipendenti comunali sollevano la questione del Fondo per il personale 2011, la cui ripartizione è stata confermata dall’amministrazione in carica. «Al 18 gennaio abbiamo scoperto che perdiamo i premi incentivanti per un terzo» dice ancora Schiavone (a sinistra nella foto). Il Fondo – ribadiscono i dipendenti – è stato diviso in modo non equo: «Su 375mila euro, 235mila vanno ai 280 dipendenti, mentre 140 finiscono alle Posizioni Organizzative (i "quadri"), che sono solo 11 persone». Una scelta – sostiene ancora la RSU – fatta autonomamente dal Comune, nonostante secondo la legge serva un contratto di riferimento. La responsabilità – dicono – sarebbe anche dei dirigenti: «Hanno rinnovato nel 2011, per tre mesi, le Posizioni Organizzative, senza avere i soldi a disposizione: ora si prendano le responsabilità per cui sono pagati».
Sulle ragioni che hanno portato a sforare il Patto di Stabilità la RSU chiede chiarezza: Ci piacerebbe capire come sono andate le cose su vari capitoli». E su tutti, Schiavone sceglie di citare il caso che più di tutti pesa (in mutui) sugli equilibri di bilancio del Comune, la struttura scolastica che ospita l’IPC Falcone, un’opera che ha visto gonfiarsi a dismisura i costi di costruzione: «Ci piacerebbe capire quali sono le aziende che hanno preventivato i costi dell’IPC Falcone, chi ha firmato la copertura finanziaria» Altri casi? La programmazione finanziaria del MAGa («noi ci siamo opposti in ogni modo al trasferimento dei dipendenti»), ma anche altre grandi opere del passato, come la costosa "tangenzialina".
Per questo oggi chiedono all’amministrazione «un segnale di cambiamento» e di trasparenza. E – dopo lo scontro politico sui curricula visto nei giorni scorsi – mettono sul tavolo la loro busta paga da 1225 euro mensili e dicono che si deve «smettere di invocare la privacy su come vengono impiegati i soldi pubblici». Quanto al futuro, chiedono anche una riorganizzazione del lavoro per evitare doppioni e rendere più efficace la macchina, anche alla luce dei tagli all’organico: «Quattro anni fa eravamo 320, oggi siamo 280, eppure i servizi li eroghiamo lo stesso». Oggi a loro parere sono al livello minimo possibile di personale necessario.
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