Quando l’ultimo testimone morirà, ci saranno le nostre voci

Per il "Giorno della memoria" la terza G del liceo classico "E. Cairoli" ha realizzato la "Biblioteca della memoria", un sito che contiene video-recensioni legate al tema della Shoah. «E' una ideale staffetta tra passato, presente e futuro. Nella forma di voci che parlano “per conto terzi”»

«La memoria si trasmette tra le varie generazioni. Ma se oggi dobbiamo commemorare il “Giorno della Memoria”, vuol dire che così non è stato».  La considerazione della studentessa del liceo classico “E. Cairoli” di Varese racchiude in sé altre domande: che cosa accadrà nel momento in cui anche l’ultimo testimone della Shoah sarà scomparso? Sarà sufficiente il momento istituzionale per continuare a riflettere su ciò che è stato?
Gli studenti della classe terza G hanno risposto a questi interrogativi, realizzando la Biblioteca della memoria”, un sito che raccoglie video-recensioni (per il momento sono 13). Un lavoro sobrio, essenziale, che lascia spazio al pensiero e alla riflessione, non solo all’emozione.

Lo schema è semplice: due voci e due volti che raccontano un libro e un autore davanti a una videocamera. «Non è stato facile perché non si è abituati ad andare in video, non conoscevamo il mezzo e non siamo degli attori» spiegano gli studenti. Alessandro Leone, regista e videomaker varesino, ha dato ai ragazzi le “istruzioni per l’uso”. Il resto lo hanno fatto loro, coordinati dal professor Enzo Laforgia. «Abbiamo provato a immaginare una ideale staffetta tra passato, presente e futuro – dice il docente -. Nella forma di voci che parlano “per conto terzi”».
Nella “Biblioteca della memoria” ci sono testi famosi, come “La notte” di Elie Wiesel, ma per lo più – e questo è un altro aspetto interessante dell’iniziativa- si tratta di testi poco conosciuti dal grande pubblico, nonostante il loro valore riconosciuto sul piano della testimonianza storica, come, ad esempio, “Il testimone inascoltato” (Guanda) di Yannick Haenel o “Scaramucce sul lago Ladoga” (Sellerio) di Roberto Bassi. «Per noi era importante ritornare alla realtà di ciò che è stato – sottolineano gli studenti -. Leggere un racconto e storie vissute da altri, è certamente più efficace, più immediato».

Alcune storie videoraccontate ci riguardano da vicino anche dal punto di vista geografico. E’ il caso di “Come una rana d’inverno”(Bompiani) libro-intervista di Daniela Padoan che riporta le testimonianze di Liliana Segre e Goti Bauer, entrambe catturate sul confine italo-svizzero in provincia di Varese.
Ricordare è importante, ma forse non è sufficiente. Le cronache recenti di Firenze e Torino dimostrano che, dopo la Shoah degli ebrei d’Europa e il Porrajmos (è il termine utilizzato dagli zingari per indicare il loro sterminio ad opera dei nazisti) del popolo rom, il pregiudizio razziale è ancora ben radicato nella nostra società. «C’è molta ignoranza e anche una confusione di messaggi che arrivano dal mondo dell’informazione – osservano gli studenti -. L’antidoto è la conoscenza, ma spesso ignoriamo la realtà di chi ci vive accanto o la affrontiamo in modo poco dignitoso, come avviene nei Cpt (campi di permanenza temporanea ndr). Pensiamo, ad esempio, ai rifugiati politici presenti qui a Varese. Sono quasi invisibili alla città, eppure ci sono. Che cosa sappiamo di loro?».

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Pubblicato il 16 Febbraio 2012
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