Ai dirigenti della Uil non piace la cravatta
Il segretario regionale Valter Galbusera nel suo intervento alla conferenza dei servizi della Uil provinciale ha recitato l'epitaffio della cravatta. «Oggi c'è bisogno di una forte consapevolezza, che non è più solo simbolica»
Ai dirigenti della Uil non piace la cravatta. Quattro anni fa Tonino Regazzi, allora segretario nazionale della Uilm, si presentò al direttivo delle tute blu varesine senza giacca e cravatta, ma vestito come se avesse dovuto montare di turno in catena di montaggio e rivolgendosi ai lavoratori con quella confidenza che si acquisisce solo dopo anni di lavoro passati sullo stesso tornio.
La filosofia del low profile nella Uil deve essere una sorta di comandamento che la dirigenza osserva con una certa diligenza. Alla conferenza dei servizi che si è tenuta alle Ville Ponti, il segretario regionale, Valter Galbusera, nel suo intervento ha ribadito questa ortodossia, facendo un’introduzione dedicata alla scomparsa della cravatta nei momenti ufficiali del sindacato a cui appartiene.
Il dirigente ha recitato la spoon- river del vestito della domenica, sotto lo sguardo incuriosito degli altri relatori che, per solidarietà, si sono allentati con discrezione il nodo alla gola, man mano che l’epitaffio prendeva forma. «Ricordo che molti anni fa ai congressi – ha detto Galbusera – tutti venivamo in giacca e cravatta, soprattutto i lavoratori. Era un modo per colmare quella distanza e affermare una pari dignità con chi viveva una diversa condizione sociale (leggi dirigenti, ndr). Come dire: “Noi siamo in grado di essere come voi, forse anche meglio di voi”».
A dire il vero, non solo ai congressi, ma anche allo stadio un tempo si andava in giacca e cravatta, perché l’eleganza era un modo per santificare la festa e sentirsi altrettanto dignitosi, quando si era fuori dalla fabbrica, rispetto ai "signori". Nando Dalla Chiesa nel libro "Capitano, mio capitano" (Limina), dedicato alla storia di Armando Picchi, leader dell’Inter di Helenio Herrera, lo chiama «il popolo delle camicie bianche».
«E pensare che io non la metto mai la cravatta. Però oggi si inaugurava la nuova sede…» ha replicato con tono divertito Antonio Albrizio, segretario provinciale della Uil.
«Questo problema – ha concluso Galbusera – fortunatamente non c’è più, perché i diritti hanno colmato quella distanza. Oggi c’è bisogno di una forte consapevolezza, che non è più solo simbolica, per reggere un confronto nel merito delle questioni che sono politiche ancor prima che sindacali. Ai sindacalisti viene chiesta una presenza che sia in grado di spiegare il perché di certi comportamenti, altrimenti rischiamo di pagare un prezzo troppo alto per il cambiamento che sta investendo l’Europa».
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