Alluvione, l’interrogazione di Fabrizio Mirabelli
Da quattro giorni, una coraggiosa imprenditrice che, nell’alluvione, perse tutto, sta facendo lo sciopero della fame in piazza Libertà per ottenere i rimborsi promessi
Il sottoscritto consigliere comunale,
premesso che,
mercoledì 15 luglio 2009, tra le 7.30 e le 9, cadde su Varese, con una furia violenta e
devastante, tant’acqua quanta, normalmente, ne cade in un mese;
considerato che,
la nostra città fu colpita, duramente, con argini rotti, esondazioni, allagamenti di edifici
pubblici, negozi, abitazioni private e strade, box e cantine sommerse, frane, traffico in tilt,
ferrovie ferme, telefoni a singhiozzo, black out elettrici, fango, detriti e disagi ovunque;
dato che,
il governo Berlusconi (PDL e Lega Nord) dichiarò lo stato di emergenza per calamità
naturale;
visto che
a seguito di presentazione di apposita documentazione nel brevissimo lasso di tempo di tre
giorni, alla fine, il calcolo dei danni ammontò a circa 40 milioni di euro, di cui circa 20 per
beni pubblici e circa 20 per beni privati
poiché,
a tre anni di distanza, nonostante le promesse dell’allora ministro Maroni e del sindaco
Fontana, è stata stanziata, come il PD, purtroppo, aveva previsto e denunciato
pubblicamente, la miseria di 1 milione di euro solo per i danni pubblici, con la giustificazione
agghiacciante che, in fondo, a differenza di altre calamità naturali verificatesi in quel
periodo, a Varese non c’erano stati morti;
chiede al Sindaco e alla Giunta
1. se sappiano che, ormai da quattro giorni, una coraggiosa imprenditrice che,
nell’alluvione, perse tutto, sta facendo lo sciopero della fame in piazza Libertà per
ottenere i rimborsi promessi;
2. se sappiano che l’imprenditrice in questione, avendo fiducia delle istituzioni,
nell’attesa dei rimborsi, preferì vendere la sua abitazione per potere pagare le tasse
e i fornitori e non licenziare i propri dipendenti, piuttosto che dichiarare fallimento;
3. se non ritengano opportuno scusarsi con lei e con tutte le altre 422 famiglie e
imprese varesine danneggiate, per averle prima illuse e, poi, abbandonate;
4. se sappiano che, in altri Paesi dell’Europa, in caso di calamità naturali, qualora
non rispondano le assicurazioni, lo Stato interviene a favore delle imprese colpite,
erogando apposite risorse pubbliche;
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