Boni non si dimette, le opposizioni abbandonano l’Aula

A una settimana dall'avviso di garanzia, l'esponente leghista era in Aula da presidente del Consiglio. Una seduta difficile che ha provocato l'indignazione delle minoranze

Una lettera, una mozione e un regolamento. Sono questi gli elementi essenziali di una giornata tesa e politicamente confusa in Consiglio Regionale della Lombardia.
Una settimana fa, il presidente dell’Assemblea Davide Boni (Lega Nord) era stato raggiunto da un avviso di garanzia per tangenti. Le minoranze hanno subito chiesto le sue dimissioni dall’Ufficio di presidenza (non da consigliere regionale, ndr) come era già successo per i vicepresidenti Filippo Penati (allora Pd) e Franco Nicoli Cristiani (Pdl) e per il consigliere segretario Massimo Ponzoni (Pdl). Le dimissioni di Boni non sono mai state presentate e oggi l’esponente leghista si è presentato in Aula dopo aver inviato ai colleghi una lettera di spiegazione.

E qui iniziamo i "ma". Boni si è infatti presentato, ma neanche per un momento ha pensato di presiedere l’Aula. Per tutta la giornata è stato il vice Carlo Saffioti (Pdl) a dirigere i lavori. All’ordine del giorno della seduta c’era un progetto di legge sulla riduzione dei costi degli apparati amministrativi. Fino all’ultimo non si sapeva se Boni sarebbe intervenuto all’inizio della giornata o se, addirittura, sarebbe intervenuto il presidente Roberto Formigoni.
Le opposizioni avevano però presentato una mozione per chiedere le dimissioni di Boni. E anche qui ci sono dei "ma": non una mozione di sfiducia (che non è prevista dallo Statuto per tutelare le minoranze che hanno diritto a due membri dell’ufficio di presidenza) e non una mozione di censura, che c’è solo per gli assessori. Solo una mozione "urgente" che può essere normalmente discussa in coda all’ordine del giorno (oggi ne sono state discusse ad esempio due sulla vicenda dei Marò e sull’Imu). Saffioti ha però dichiarato inammissibile la mozione.
Ma le minoranze non si sono date per vinte e per due ore c’è stato un tira e molla a suon di articoli del regolamento e di casi precedenti. Secondo le opposizioni infatti, la stessa mozione era stata discussa a luglio per Massimo Ponzoni.

Dopo due ore, una conferenza dei capigruppo, una riunione di minoranza e un paio di conferenze stampa improvvisate, i lavori sono ripresi secondo l’ordine del giorno originario. Idv e Sel hanno subito lasciato l’Aula, il Pd e l’Udc sono rimasti per "responsabilità istituzionale" fino all’approvazione del progetto di legge, ma senza intervenire e votare.
E qui, l’epilogo della giornata: dai banchi del Pd si sono accorti che Boni stava votando. Ovvero: il presidente era in Aula, non stava dirigendo i lavori come invece è tenuto a fare in assenza di impedimenti istituzionali o personali, e intanto votava dai banchi della Lega Nord. Senza nanche un accenno di contestazione, Boni si è alzato e nel silenzio dei colleghi ha lasciato l’Aula del Consiglio regionale.
Martedì prossimo in programma la prossima seduta.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Marzo 2012
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