Don Gallo rilegge Savonarola in “Io non taccio”
Il sacerdote genovese si presenta al Teatro Condominio di Gallarate con testi di cinque secoli fa. Eppure, attualissimi
Chiamatelo come volete: il prete anarchico, da marciapiede, fratello ultimo, la “spia” dei poveri. Colui che Moni Ovadia definisce “a mentsch”: un essere umano autentico. Don Andrea Gallo – protagonista venerdì 31 alle ore 21 al Teatro Condominio di Gallarate (biglietto da euro 18 a 25,50) – veste le idee e i pensieri di Girolamo Savonarola. Lo fa su di un palco nello spettacolo “Io non taccio”, scritto da Stefano Massini e con le musiche – su ricerca di testi sacri originali del Quattrocento – composte da Valentino Corvino e affidate ai C-Project. Presenza scomoda, don Andrea Gallo. Scomoda alla società che non vuol vedere, scomoda a chi preferirebbe l’omertà alla denuncia, scomoda inoltre alla Chiesa. Perché, al pari di Savonarola, Gallo è religioso e “politico”. Uomo che non profetizza ma registra i fatti. E che di questi fatti ne fa la fotografia di una società sbandata. Nella quale anche la Chiesa fa la sua parte: e non sempre è quella giusta. Savonarola scomunicato da Papa Alessandro VI; don Andrea Gallo sospeso “a divinis”. Savonarola che si scaglia contro la dottrina ufficiale della chiesa (la Roma papale è al pari della corrotta Babilonia) e don Gallo che scrive in “Se non ora, adesso”: «Il vero patriota è colui che si impegna perché tutti i suoi concittadini siano rispettati nei loro bisogni essenziali». E lancia un monito: «Ascolta Gesù!». Savonarola arso sul rogo perché “eretico, scismatico e per aver predicato cose nuove”; don Gallo “perseguitato” perché ha il coraggio di dire: «Prima della fede viene l’etica».
E così ecco gli scritti di Savonarola – di cinque secoli fa – rinverdirsi nel parlare franco di questo sacerdote della Comunità di San Benedetto al Porto a Genova. A difesa degli ultimi, nel nome della pace, a combattere anche per le donne e i giovani. Che dice: «La sessualità è un dono di Dio: l’obiettivo dovrebbe essere una sessualità liberata». Don Gallo si concentra sui “sì” e sui “no” (soprattutto questi) del Vangelo. Anche lui, al pari di Savonarola, vorrebbe una chiesa etica, povera, sobria, fatta di gratuità, di gesti evangelici veri, di fraternità. Che non sia, come dice lui stesso, “un’azienda”. Una chiesa, dunque, francescana e rivolta a Dio. Capace di resistere alle troppe tentazioni degli dei contemporanei.
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