Le antiche civiltà secondo Giancarlo Pozzi
A Torre Colombera in mostra disegni dei taccuini di viaggio, incisioni e litografie della serie “Conquistador”
Oltre cinquanta tele dipinte nel periodo 1970-2005, affiancate da disegni dei taccuini di viaggio e da incisioni/litografie a colori della serie “Conquistador”, sono le opere di Giancarlo Pozzi esposte nella mostra “Del viaggiare, del dipingere” alla Torre Colombera di Gorla Maggiore. I piccoli o i grandi tour, intrapresi periodicamente, hanno per Pozzi una valenza illuminante: le sensazioni visive, più o meno dettagliate, più o meno realistiche, vengono prima abbozzate in una sorta di diario di viaggio per immagini, quindi, nella quiete dello studio castellanzese, avviene quella fantasmatica trasformazione in dipinti e grafiche secondo una poetica astratta di segno lirico-simbolico, sovente incrementata nel senso e nel contenuto estetico da elementi tattilo-visivi.
Dodici i Paesi oggetto della rassegna, compreso quello immaginario “non fatto in Bhutan”. Appare subito evidente, osserva il curatore Fabrizio Rovesti, “come l’artista prediliga i luoghi in cui antiche civiltà – del Mediterraneo, mesopotamiche, cinese e azteca – e una natura insolita sollecitano la fantasia a portarsi verso inediti approdi espressivi. L’immaginifico Pozzi codifica nuovi ideogrammi per la Terra del drago e geroglifici per le genti del Nilo. Tesse cromie di fili nel giorno di festa guatemalteca. È il primitivo pescatore d’immagini nelle acque di Capo Verde. Ricostruisce in legno i portali delle chiese copte sui terreni aridi e rocciosi dell’Etiopia. Cesella porte d’oro irachene e marocchine.” La mostra – presentata una prima volta in altra veste con titolo “Gli occhi e le mani” alla Facoltà di Architettura e società del Politecnico di Milano – oltre ad essere rinnovata nell’allestimento, offre lavori inediti, in particolare i taccuini di viaggio dell’artista con acquerelli, disegni e pastelli, un corpus di opere che già di per sé potrebbe costituire una serie d’arte compiuta, capace di suggerire uno sguardo inedito sui soggetti rappresentati. Per renderli “sfogliabili”, gli appunti sono stati ripresi nello studio di Pozzi con scatti confluiti nel lavoro Ritratti in luce e ombre, immagini misteriose ed inconsuete nelle quali le pennellate di luce diventano strumento indagatore per svelare l’uomo in un dialogo intimo, fatto di emozioni e ricordi, liberamente interpretati dallo stile di Claudio Argentiero.
Dodici i Paesi oggetto della rassegna, compreso quello immaginario “non fatto in Bhutan”. Appare subito evidente, osserva il curatore Fabrizio Rovesti, “come l’artista prediliga i luoghi in cui antiche civiltà – del Mediterraneo, mesopotamiche, cinese e azteca – e una natura insolita sollecitano la fantasia a portarsi verso inediti approdi espressivi. L’immaginifico Pozzi codifica nuovi ideogrammi per la Terra del drago e geroglifici per le genti del Nilo. Tesse cromie di fili nel giorno di festa guatemalteca. È il primitivo pescatore d’immagini nelle acque di Capo Verde. Ricostruisce in legno i portali delle chiese copte sui terreni aridi e rocciosi dell’Etiopia. Cesella porte d’oro irachene e marocchine.” La mostra – presentata una prima volta in altra veste con titolo “Gli occhi e le mani” alla Facoltà di Architettura e società del Politecnico di Milano – oltre ad essere rinnovata nell’allestimento, offre lavori inediti, in particolare i taccuini di viaggio dell’artista con acquerelli, disegni e pastelli, un corpus di opere che già di per sé potrebbe costituire una serie d’arte compiuta, capace di suggerire uno sguardo inedito sui soggetti rappresentati. Per renderli “sfogliabili”, gli appunti sono stati ripresi nello studio di Pozzi con scatti confluiti nel lavoro Ritratti in luce e ombre, immagini misteriose ed inconsuete nelle quali le pennellate di luce diventano strumento indagatore per svelare l’uomo in un dialogo intimo, fatto di emozioni e ricordi, liberamente interpretati dallo stile di Claudio Argentiero.
L’esteso iter creativo di Giancarlo Pozzi, iniziato negli anni ’60, mette in evidenza la fusione di due aspetti determinanti la forte identità espressiva del suo lavoro: una profonda sensibilità del fare, arricchito dall’esperienza nel laboratorio milanese di grafica Upiglio, e l’attitudine a creare un proprio vocabolario visivo fatto di segni, forme, simboli, il tutto concertato secondo rinnovate e liriche sintassi compositive il cui senso rimanda al pensiero e alla sfera esperienziale dell’artista, di cui il viaggio costituisce un momento nodale.
Giancarlo Pozzi – del viaggiare del dipingere
Gli Occhi e le Mani
Torre Colombera, Gorla Maggiore (VA), via Canton Lombardo
Inaugurazione: domenica 4 marzo alle ore 17.00
Durata: 4 marzo – 5 aprile 2012
Orari mostra: martedì – giovedì – sabato 16-19, domenica 10-12 / 16-19
A cura di Fabrizio Rovesti
Riprese: Ritratti in luce e ombre, omaggio all’artista di Claudio Argentiero
Catalogo: Lucini libri
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