Passera: “La riforma è già sul tavolo. Siamo all’ultimo miglio”
Il ministro dello Sviluppo economico, infrastrutture e trasporti ha chiuso la prima giornata di interventi al convegno biennale di Confindustria
Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico, infrastrutture e trasporti, ha chiuso la prima giornata di interventi al convegno biennale di Confindustria "Cambia Italia".
Bisogna tornare a crescere -«Stiamo creando le condizioni della crescita. Siamo cresciuti meno degli altri, le responsabilità della non crescita sono molto diffuse e sono strutturali per rigirarle nella direzione opposta. Non dobbiamo concentrarci solo sullo spread, anche se è l’indicatore della credibilità del Paese e perciò importante per attrarre investimenti. Senza la messa in sicurezza dei conti del Paese, il resto non si poteva fare. Dobbiamo mettere insieme un piano che tocchi tutti gli equilibri tra competitività e coesione. Se non fossimo stati tutti insieme, la riforma delle pensioni e quella fiscale non si facevano. Abbiamo messo in moto un piano articolato per creare le condizioni per rimettere in moto il Paese: è un piano di combinazione di iniziative di austerità da una parte e di investimento dall’altra. Siamo andati in giro a vedere quello che era stato fatto in altre parti del mondo e poi ci siamo confrontati su queste esperienze con tutte le componenti politiche, economiche e sociali».
Chi batte la crisi – «Le aziende che fanno crescita e battono la crisi sono quelle che innovano e internazionalizzano. Il mondo dell’innovazione è caratterizzato da un’enormità di leggi e leggine che intervengono, stiamo facendo un repulisti dei meccanismi non sempre trasparenti, per facilitarli e renderli efficaci».
Internazionalizzazione – «C’erano tantissime entità che si occupavano della stessa cosa non coordinate tra loro. Stiamo riformando l’Ice (istituto nazionale per il commercio con l’estero): sarà più snello e dislocato sui territori, gli uffici saranno collocati presso le ambasciate, in modo che le stesse siano uno strumento operativo, stesso discorso per le camere di commercio. Manca un finanziamento dell’esportazione forte come altri paesi fanno. Sappiamo che le aziende che fanno innovazione e internazionalizzazione sono quelle che hanno una dimensione critica. Nel decreto Salva Italia c’erano 6 miliardi orientati a quelle imprese che fanno occupazione di qualità».
Sistema creditizio – «Il coraggio con cui è stata immessa liquidità dalla Bce è stata una decisione saggia in un momento in cui non c’era liquidità sui mercati internazionali. Ci sono poi 100 miliardi di debito forzoso da recuperare velocemente perché l’accumulato di non pagato e scaduto sta aggravando i conti di tante imprese. Tutto questo dovrà essere compatibili con le politiche di finanza pubblica».
Energia – «E’ un punto di debolezza del Paese, per ragioni naturali. Oggi questo dobbiamo risolverlo con più interventi: dalle licenze energetiche agli investimenti per diventare un hub del gas nel Mediterraneo. Mettere in rete la struttura italiana con quelle europee. Sulle rinnovabili dovremo avere i coraggio di prendere atto degli errori fatti. Siamo in grado di superare gli obiettivi europei, però non sprecando i soldi delle aziende e delle famiglie in eccessi di investimenti in alcune filiere, come ad esempio nel fotovoltaico, dove si è andati oltre».
Produttività – «Il nostro paese ha perso spazio nella produttività e questa perdita dipende da tante cose: dal capitale umano, dal mercato del lavoro, dove abbiamo accumulato ritardi. Il contributo delle parti sociali è stato determinante in questa riforma. Abbiamo sul tavolo una riforma a cui manca l’ultimo miglio. La produttività non dipende solo da elementi aziendali, ma anche dal fatto di avere un sistema paese che funziona».
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