Sim Telecom false, l’indagine è partita dai carabinieri di Busto

Lo scandalo delle schede false ha investito anche i vertici dell'azienda che ne avrebbe tratto profitti milionari. L'indagine partita da un rivenditore che aveva mazzi di carte già attivate che vendeva sottobanco anche a criminali

Il terremoto che sta investendo anche i vertici di Telecom Italia è partito da un’indagine dei Carabinieri di Busto Arsizio. L’indagine chiusa dalla Procura di Milano, che vede indagati 14 dipendenti di società di telecomunicazione, ha portato alla luce un consistente giro di false sim utilizzate anche da criminali. A insospettire i carabinieri di Busto Arsizio, che stavanoi indagando sun tutt’altro, sono stati i pacchi di schede già attive trovate ad un rivenditore che le vendeva sottobanco. Dopo i primi accertamenti si è scoperto che non si trattava di un episodio sporadico ma di un vasto numero di rivenditori che facevano la stessa cosa. Questo ha portato, nel 2009, i militari bustocchi a perquisire la sede milanese di Telecom dove sono stati rinvenuti nei cassetti dei dipendenti  documenti di identità intestati a persone inesistenti o inconsapevoli e utilizzati per attivare le false carte sim.

Da qui il fascicolo è passato a Milano e si è risalito ai responsabili del canale etnico di Telecom e al consistente giro di false sim utilizzate anche da criminali. Le accuse contestate sono associazione per delinquere e i reati fine di ricettazione di documenti di identità e di schede sim, e di falso documentale in relazione ai falsi contratti di attivazione delle schede, alle false dichiarazioni di liberatoria per il trattamento dei dati personali e ai falsi documenti di identità intestati a persone inesistenti o inconsapevoli.

Secondo gli inquirenti è stata violata la normativa prevista dal decreto antiterrorismo che prevede l’identificazione degli utilizzatori con le schede sim. Riguardo alla responsabilità dell’ente, Telecom non avrebbe adottato efficaci modelli di gestione e controllo per evitare che i suoi tre manager, finiti sotto inchiesta, commettessero reati e per non aver vigilato che gli 11 dipendenti non commettessero atti illeciti. La società, come risulta dai bilanci, e in base a una consulenza tecnica disposta dai pm Francesco Cajani e Massimiliano Carducci, solo nel 2008, ha tratto vantaggi per 227 milioni. Vantaggi che sono legati tra l’altro alla quota di mercato relativa al numero di schede vendute. L’atto di chiusura indagini è stato notificato dai carabinieri anche all’attuale amministratore delegato di Telecom Marco Patuano, in qualità di legale rappresentante dell’ente, il quale, però, non è indagato.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Marzo 2012
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