Spi-Cgil: “Difendiamo l’articolo 18 e ribadiamo che la partita pensioni non è chiusa”
Il sindacato dei pensionati SPI di Varese si mobilita da subito con tutti i propri attivisti per partecipare a tutte le iniziative territoriali che verranno organizzate dalla Cgil di Varese in difesa dell’articolo 18
Il sindacato dei pensionati SPI di Varese si mobilita da subito con tutti i propri attivisti per partecipare a tutte le iniziative territoriali che verranno organizzate dalla Cgil di Varese in difesa dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori e ribadisce «che occorre rilanciare l’iniziativa sindacale anche sul tema della previdenza, perché la partita delle pensioni non è chiusa – si legge nella nota dello Spi-Cgil -. Abbiamo ben chiaro che la priorità del governo Monti sia quella di portare l’Italia fuori dal pericolo di una crisi irreversibile e, come sindacato dei pensionati, abbiamo (come sempre ampiamente dimostrato) un grande senso di responsabilità e la consapevolezza di quanto sia urgente ed indispensabile evitare il rischio di “default” (sarebbe meglio dire fallimento) per il nostro Paese; siamo, a questo proposito, altrettanto sicuri che le misure adottate dal governo per il risanamento del Paese debbano interessare tutti i cittadini in proporzione al loro reddito anziché, come avvenuto, esclusivamente pensionati e lavoratori. Il governo Monti aveva promesso equità, eliminazione di privilegi, soluzioni strutturali in favore dei giovani e delle donne e, soprattutto, che non avrebbe “fatto cassa” con le pensioni. Pur apprezzando le modifiche al testo iniziale della riforma, che a seguito della mobilitazione dello SPI-CGIL, hanno garantito la rivalutazione automatica delle pensioni fino a 1.405 euro lordi, ribadiamo con fermezza che il blocco della rivalutazione, per i prossimi due anni, per le pensioni superiori a tre volte il minimo ha significato per molte pensionate e pensionati della nostra provincia un peggioramento delle proprie condizioni di vita. Continuiamo a ritenere, perciò, la scelta del governo profondamente sbagliata ed iniqua; per questa ragione dobbiamo, come sindacato dei pensionati, tenere alta l’attenzione e continuare con tenacia la nostra battaglia. La riforma previdenziale Monti/Fornero, inoltre, non è graduale, colpisce pesantemente le donne, non da certezze di copertura previdenziale ai giovani, manca di gradualità e si accanisce in modo particolare su pensionate e pensionati, i cui assegni previdenziali hanno di fatto perso (occorre ricordarlo) il 30 per cento del loro potere di acquisto in quindici anni. Come se non bastasse le lavoratrici hanno avuto un aumento dell’età pensionabile tra i 5 e i 7 anni; in generale, per uomini e donne, l’età pensionabile sarà legata ad un innalzamento relativo alla speranza di vita creando incertezza sul diritto alla pensione; è aumentato il requisito dei 40 anni di contribuzione; sono previste pesanti penalizzazioni per le pensioni prima del 62esimo anno di età; sono state cancellate le tutele preventivamente previste per quei lavoratori licenziati con procedure di mobilità, i quali, ora, a causa della modifica dei termini per raggiungere il diritto alla pensione si trovano nella drammatica situazione di aver perso il lavoro e di non poter andare in pensione (si stimano circa 20 mila persone nella sola Lombardia). Come SPI-CGIL continueremo, anche in provincia, la nostra mobilitazione sia attraverso assemblee e incontri con le pensionate e i pensionati, da organizzare nei comuni delle nostre leghe attraverso volantinaggi, presidi e gazebo. Tutte queste iniziative serviranno per ribadire con fermezza la nostra posizione: i pensionati e i lavoratori non possono essere gli unici a pagare il conto della manovra economica e chiederemo, con insistenza, al governo di indirizzare la loro azione per il recupero di risorse verso i redditi più alti, di estendere e dare continuità alla lotta (anche a livello locale) all’evasione fiscale ed ai privilegi. La partita delle pensioni non può essere considerata chiusa, deve continuare la battaglia del sindacato dei pensionati SPI-CGIL per garantire il diritto alla pensione, per ripristinare la rivalutazione anche per le pensioni superiori a tre volte il minimo e per garantire, concretamente e non solo a promesse, un futuro previdenziale alle giovani generazioni».
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