Confartigianato: “Troppe rigidità in entrata non facilita giovani e le donne”
Giorgio Merletti: «Riforma equilibrata con gli interventi appropriati». Contratti a termine, apprendistato, licenziamenti, costo del lavoro: il futuro degli imprenditori
«Il confronto con il Ministro del Lavoro, Elsa Fornero – dichiara Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato Imprese Varese e Confartigianato Lombardia -è stato faticoso: sin dall’inizio Confartigianato, insieme a tutte le altre associazioni di Rete Imprese Italia, ha presentato le sue osservazioni per contrastare le eccessive rigidità in entrata nel mercato del lavoro, gli aumenti inaccettabili del costo del lavoro e la scarsa attenzione data alla positiva esperienza della bilateralità che la riforma prevedeva, almeno nelle prime versioni che sono circolate».
«Grazie a questi interventi congiunti – prosegue Merletti – oggi il quadro normativo dovrebbe prevedere i seguenti provvedimenti da confermare in un apposito disegno di legge da emanare nei prossimi giorni:
– Non c’è stato, per le piccole imprese, il paventato aumento del costo del lavoro relativo ai contributi per la nuova indennità di disoccupazione (ASPI): questo, infatti, resta fissato allo 0,4% per le sole imprese artigiane (e non sarà l’1,3% generalmente applicato ad esclusione di queste).
– Non ci sarà applicazione delle nuove disposizioni sull’art. 18 nelle imprese con meno di 15 dipendenti
– L’apprendistato è considerato ancora come contratto di ingresso privilegiato, nel mondo del lavoro, per i giovani e per le piccole imprese
– La cassa integrazione non dovrebbe essere estesa alle imprese con meno di 15 dipendenti: si sono così rispettate la pluralità dei modelli in atto (la bilateralità, per esempio) e le diverse esigenze dei settori imprenditoriali.
Secondo Merletti, la riforma, in linea con quanto espresso dal “Libro Bianco” di Marco Biagi, può essere considerata equilibrata: «Apprezziamo la maggiore flessibilità in uscita – prosegue il presidente di Confartigianato– perché è una scelta logica, moderna e coerente con la volontà, dall’altra parte, di privilegiare, tra le tipologie contrattuali esistenti quelle a tempo indeterminato. Anche se, a nostro giudizio, quanto emerge dalle ipotesi fin qui prodotte riteniamo sia stato troppo penalizzato il contratto a tempo determinato. Riteniamo infatti che – considerato il momento storico di difficoltà economiche – l’incremento del costo del lavoro per i contratti a termine e delle altre forme di contratto più flessibili, così come i nuovi obblighi (anche di carattere amministrativo) collegati, siano inappropriati. È corretto cercare di eliminare le distorsioni (l’estrema precarietà) ancora presenti nel mercato del lavoro, ma Confartigianato ritiene che l’introduzione di eccessive rigidità in entrata possa portare effetti negativi nella occupabilità delle fasce più deboli (donne e giovani). Inoltre, si rischia di cancellare le esperienze maturate sino ad ora nel caso si voglia prevedere – secondo norme – la possibilità di aprire Partite Iva con solo precisi paletti e presupposti o, ancora, non permettere l’associazione in partecipazione a soggetti che non siano familiari del titolare dell’azienda. Senza dubbio, sarebbe più utile e funzionale prevedere un controllo efficace su casi concreti».
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