Il dossier di Renzo Bossi? In procura non s’è visto
Il Trota in una intervista afferma di aver portato i documenti che attestano la sua correttezza ai magistrati di Varese, ma il procuratore capo Grigo non ha ancora ricevuto nulla
«Sono tranquillo, sereno. Confido nella giustizia: non voglio entrare nei dettagli, ma dico solo che ho appena depositato in procura, a Varese, i documenti. Mi sono dimesso anche se non sono indagato». Lo ha affermato Renzo Bossi in un’intervista al settimanale “Diva e donna” uscita oggi in edicola, in cui parla della sua vita personale del suo passato politico, e dove afferma che continuerà a fare il semplice militante della Lega Nord, oltre che smentire le ricostruzioni sulle automobili potenti e la vita di lusso: «Abito in provincia di Milano in un bilocale di 68 metri quadri con la mia fidanzata».
I documenti che avrebbe consegnato alla procura di Varese, tuttavia, non è chiaro dove siano. Il procuratore Maurizio Grigo non ha ricevuto le carte e così anche i pm di turno questa settimana (il capo dell’ufficio si riserva comunque di approfondire la questione in queste ore).
La consegna di documentazione alla procura di Varese non è un atto logico dal punto di vista strettamente processuale, poiché le procure che stanno indagando sull’utilizzo dei fondi della Lega Nord sono Milano, Napoli e Reggio Calabria. Potrebbe esserlo dal punto di vista simbolico, poiché Varese è la culla della Lega. Al netto delle dichiarazioni di stampa va detto che gli uffici giudiziari varesini non sono coinvolti in alcun modo, fino a questo momento, da eventuali filoni di inchiesta a carico di esponenti leghisti. Tuttavia, nulla impedisce agli avvocati del “Trota” di utilizzare la procura di Varese come tramite per far avere documenti protocollati che potrebbero successivamente essere trasmessi ad altre procure. O ancora, il procuratore capo
Le dimissioni di Bossi jr dal consiglio regionale fanno il paio con quelle arrivate martedì di Monica Rizzi, l’assessore bresciana della Lega indagata per una presunta attività di dossieraggio a favore proprio di Renzo. Il pupillo di casa Bossi fu infatti candidato a Brescia e il partito chiese alla Rizzi, che era stata la leghista più votata in quella provincia nel 2005, di farsi da parte per favorire il cammino del Trota. Lei accettò, lo prese sotto la sua ala protettrice e lo fece anche soggiornare a casa sua, come ha affermato di recente in tv. Oggi nella Lega Nord tutti i bossiani ortodossi sono messi alle strette dai maroniani.
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