Nel 2018 esploderà la domanda di case popolari
Tra cinque anni all'appello mancheranno 26 mila alloggi a canone sociale. Una ricerca del Politecnico ha evidenziato che in questi anni l'edilizia residenziale libera ha creato un eccesso di offerta
In Italia l’80% degli italiani vive in una casa di proprietà personale o di parenti, mentre il restante 20%, ovvero dodici milioni di persone, vivono in affitto. Il 95,5 % delle abitazioni presenti sul
territorio nazionale è in mano ai privati, un dato che la dice lunga su quale sia il bene rifugio preferito dagli italiani e che posiziona l’Italia all’ultimo posto della classifica europea per quanto riguarda il patrimonio edilizio pubblico con un misero 4,5%.
La domanda di edilizia residenziale sociale (Erp) e di edilizia residenziale convenzionata (Ers) non trovano una risposta adeguata in quella risicata percentuale, una situazione deficitaria che si va a sommare al costo degli affitti, sempre più cari nelle grandi città, e allo smantellamento del patrimonio di edilizia popolare esistente risultato delle privatizzazioni.
Da qui al 2018 in provincia di Varese la richiesta di case popolari esploderà, come si evince da una ricerca effettuata dal dipartimento di architettura e pianificazione del Politecnico di Milano e commissionata dalla Cisl regionale e dal Sicet (Sindacato inquilini e territorio).
Il fabbisogno di edilizia residenziale sociale (Erp) sarà di 26.840 alloggi, di cui 3.570 solo nel comune di Varese. Mentre il fabbisogno di edilizia residenziale convenzionata sarà di 19.178 alloggi. Una domanda imponente che stride di fronte all’eccesso di offerta di edilizia residenziale libera che tra 5 anni sarà di 33.268 alloggi – destinati a rimanere sfitti o invenduti viste le difficoltà finanziarie delle famiglie – un’enormità se confrontati all’offerta di alloggi Erp pari a 1.718 e di Ers pari a 1.390.
«I dati della ricerca – spiega Ezio Mostoni, segretario provinciale del Sicet – ci dicono che nei prossimi cinque anni non ci sarebbe più bisogno di costruire edilizia libera. I costruttori privati hanno edificato molto, ma non si è pensato all’edilizia sociale e a quella convenzionata, in pratica in questi anni c’è stata un’edilizia mal indirizzata che ha consumato suolo senza dare risposte alla domanda più debole».
Per quanto riguarda Varese città, attualmente ci sono circa 600 domande di cittadini in attesa di una casa popolare, quota che sale a 3.000 in tutta la provincia, ma solo il 15% di questa domanda viene soddisfatta dall’intervento pubblico. «Occorre che a livello locale – conclude Mostoni – nei pgt (piano di governo del territorio, ndr) vengano riservate aree di edilizia pubblica, privilegiando il riuso del suolo. A livello regionale la legge urbanistica deve prevedere obblighi maggiori per i costruttori che decono cedere ai comuni come scambio una quota di ritorno di alloggi in locazione. Bisogna però che il pubblico torni ad
investire nell’edilizia popolare».
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