Accesso al credito difficile, ma le imprese non sanno perché

Il 58% delle banche non comunica alle imprese varesine il rating assegnato. Il 60% delle aziende del territorio non conosce l’andamento del proprio rating. Sempre alta la percentuale di imprenditori che registra restrizioni

58%: è questa la percentuale di imprese della provincia di Varese che tra gennaio e marzo di quest’anno ha registrato una restrizione nell’accesso al credito. Di queste il 45% segnala negazioni di nuovi affidamenti, il 40% riduzioni di fidi in essere, il 15% vere e proprie richieste di rientro da parte delle banche. Numeri che non stupiscono, quelli emersi dall’indagine trimestrale sul credito effettuata tra le proprie aziende associate dall’Unione degli Industriali della Provincia di Varese. Le sorprese, semmai, arrivano da altri dati. Quelli che misurano la capacità di dialogo tra sistema bancario e aziende. Dall’indagine dell’Unione Industriali emerge uno scarso confronto. Scarsa capacità di capire, da parte delle imprese, e di farsi capire, da parte delle banche. Perché non viene concesso il credito? Solo il 29% delle aziende dice di aver ricevuto dalla propria banca suggerimenti per migliorare il proprio standing bancario.
Non solo. La maggior parte degli istituti di credito, a quanto pare, non comunica il rating assegnato all’impresa. Una segnalazione, questa, che arriva dal 58% delle aziende. Di più: il 60% delle imprese non conosce l’andamento del proprio rating rispetto all’anno precedente.
Ignoranza, nel senso stretto del termine. Le imprese ignorano, infatti, quali siano gli indicatori che influenzano i rating che vengono assegnati dalle banche. Un’informazione ritenuta fondamentale da tutti gli imprenditori, ma conosciuta solo dal 28% del campione intervistato dall’Unione Industriali.

«Sono numeri che devono far riflettere tutti – commenta il presidente dell’Unione Industriali, Giovanni Brugnoli -. Dobbiamo fare di più per far incontrare il sistema bancario e quello produttivo sul fronte del dialogo aperto. È questo un impegno che ci vogliamo dare come associazione datoriale. L’indagine svolta a campione dai nostri uffici, che ha coinvolto più di 200 aziende del territorio – precisa Brugnoli – non è stata fatta per pura curiosità o per sfornare l’ennesima indagine numerica. Lo studio ha uno scopo ben più concreto: conoscere la situazione nel dettaglio per impostare strategie e azioni in grado di essere d’aiuto alle imprese. Ed il segnale che ci arriva è chiaro: bisogna creare iniziative di confronto e conoscenza». Come ad esempio gli incontri informativi “Approfondimenti di finanza per l’impresa” messi in calendario dall’Unione Industriali per tutto il 2012 e che, proprio nel prossimo incontro che si terrà questa sera nella sede di Busto Arsizio dell’associazione, affronterà il tema “Centrale rischi e indicatori rilevanti nei rating bancari: le relazioni con le valutazioni bancarie”.

Tornando ai numeri dell’indagine, emerge inoltre chiaramente l’insofferenza delle imprese per l’aumento degli spread, ossia del costo al quale le banche prestano denaro. Nel primo trimestre 2012 l’incremento è stato registrato dall’81% delle aziende. Con un coinvolgimento trasversale di tutti i settori manifatturieri. Dalla segnalazioni arrivate dal 50% delle imprese appartenenti al comparto legno, al 100% registrato tra le aziende dei servizi infrastrutturali e trasporti, e della chimica-farmaceutica.

Poche differenze, anche tra le imprese di diversa taglia. La crescita dei tassi di interesse sugli affidamenti bancari è stata, infatti, riscontrata nell’81% delle micro imprese, nel 70% delle piccole, nel 75% delle medie e nell’86% delle grandi. I tassi applicati? Sugli anticipi all’importazione si registra una media del 6,07% (con punte massime registrate del 14%), sui conti correnti del 7,77% (con punte massime del 13,50%), sullo smobilizzo salvo buon fine del 5,39% (con punte quasi del 10%). Il 73% delle imprese, inoltre, segnala incrementi delle commissioni. A cui bisogna aggiungere il 71% delle aziende che deve fare i conti con richieste di ulteriori garanzie.

Per chi poi sperasse ancora di trovare in banca il buon vecchio direttore di filiale in grado di basare le proprie scelte e le proprie decisioni, non solo sui rating, ma anche sulla conoscenza delle imprese e delle loro capacità passate, presenti e future, i numeri sono lapidari. La maggior parte delle imprese segnala l’insufficiente autonomia del proprio referente in banca sia nel decidere condizioni e tassi (63% dei casi), sia nella concessione di linee di credito (70%).
«La difficoltà delle imprese di rapportarsi col sistema bancario – commenta ancora Giovanni Brugnoli – è evidente. Non lo vediamo solo dai numeri, ma anche dall’attività del nostro Sportello Moratoria, il servizio gratuito aperto di recente dall’Unione Industriali per assistere gli associati nell’accesso alla moratoria sul credito. Uno sportello a cui si rivolgono mediamente 4/5 imprese ogni giorno. Segno, da una parte, della bontà dell’iniziativa che è stata in grado di intercettare un’esigenza del sistema imprenditoriale, dall’altra, però, anche la dimostrazione di quanta sete di liquidità ci sia nelle aziende manifatturiere e non solo».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Maggio 2012
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