Costi alti e tempi lunghi per sistemare la frana
Il sindaco Guido Colombo spiega che sarà necessario deviare le acque del depuratore: la condotta è crollata insieme al costone. Due case dichiarate inagibili
Due abitazioni inagibili, una strada chiusa, la condotta del depuratore distrutta. I duemila metri cubi di ghiaia, sassi e terra che si sono staccati dal costone di Porto della Torre preoccupano, a Somma Lombardo: «L’intervento per sistemare tutto costerà più di un milione di euro» azzarda il sindaco Guido Colombo, che ad oggi non può fare nessuna previsione sulla riapertura al traffico (di pedoni e ciclisti) della storica strada del Panperduto, lungo il fiume Ticino.
Secondo le indagini iniziali, la causa della frana sarebbe legata legata alla condotta delle acque che dal depuratore scende al Ticino: «C’erano state perdite già in passato» dice il sindaco, «pochi mesi avevamo approvato il progetto per sanare la condotta, ma le risorse necessarie sono molto consistenti. C’erano progetti precedenti in ballo da 4 anni, mai finanziati dalla Regione». Proprio su questo aspetto punta il dito l’opposizione, che aveva chiesto anni fa di programmare l’intervento. Già a novembre c’era stata una prima caduta di materiale sulla strada in pavé che collega lo spiaggione del Lido alla diga Panperduto. L’erosione del costone sarebbe iniziata dalla condotta e sarebbe stata approfondita dalle acque di precipitazione, fino al temporale violento di martedì sera e al crollo: «Il maltempo ha minato la "cameretta" superiore della condotta, facendola crollare. Da lì si è innescata la frana».
Le foto della frana e l’intervento dei Vigili del Fuoco
E ora? La situazione è problematica, per diversi fattori: due case in via Belvedere sono state dichiarate inagibili, in una viveva una famiglia che è sfollata (ma solo per poche ore ancora: fino alla fine delle verifiche). Poi c’è la questione del materiale – soprattutto alberi – caduto nel Ticino, che potrebbe causare problemi alla diga del bacino del Panperduto, che regola l’immissione delle acque del fiume azzurro nel canale Industriale e Villoresi: da questi canali cui dipendono l’alimentazione della centrale elettrica di Turbigo e l’irrigazione dell’alta pianura tra Alto Milanese, Brianza, fino all’Adda: da questo punto di vista, però, il Consorzio Villoresi assicura che il grosso del materiale è stato già rimosso.
Come si procede? «Si sta mettendo già in sicurezza la parte superiore, il ciglio della frana. Sotto invece il problema non è da poco: 2000 metri cubi di inerti (peraltro di ottima qualità)». Per intervenire, dice ancora Colombo, «bisogna prima trasferire la caduta dell’acqua di depurazione: Amsc, che gestisce il settore idrico sta pensando a come deviare». C’è anche il problema che in quella condotta confluiscono non solo le acque depurate ma anche quelle "di sfioramento", le acque piovane che eccedono la capacità del depuratore.
Oltre al punto specifico, poi, bisognerà pensare ai tratti immediatamente a monte e a valle, per verifiche. Anche se il sindaco dice che la zona del Lido rimane perfettamente sicura.
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