Dalla pancia dei corrieri 85 chili di droga in un anno e mezzo
Novantadue ovulatori fermati. A Malpensa si trae il bilancio positivo dell'"area S1", allestita all'interno dell'aeroporto per il recupero degli stupefacenti
Novantadue ovulatori fermati e 85 chili di droga sottratti allo spaccio. Dopo un anno e mezzo a Malpensa si trae un bilancio positivo dell’"area S1", allestita all’interno dell’aeroporto per il recupero degli stupefacenti.
Produzione, trasporto, distribuzione e vendita. Il cartello del narcotraffico bada ad ogni passaggio della filiera della droga, ed in provincia di Varese esiste una porta d’accesso cruciale per gli ingranaggi di questo meccanismo. Dall’aeroporto di Malpensa, ogni anno, i narcos tentano di far filtrare decine e decine di corrieri imbottiti di sostanze stupefacenti nel nostro paese.
Sono gli ovulatori, passeggeri apparentemente comuni che sbarcano in aeroporto con il ventre pieno di ovuli di cocaina, eroina o hascish.
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I trafficanti li prelevano tra le fasce sociali più deboli dei paesi più poveri del mondo, li costringono ad imbottirsi di ovuli pieni di droga (alcuni ne ingurgitano anche un centinaio da 10 grammi), e li imbarcano verso la destinazione della distribuzione.
Molti di loro vengono, fortunatamente, individuati e fermati dalle forze di polizia. Ed è qui che diventa operativa l’"area S1" di Malpensa, un centro inaugurato nel dicembre del 2010 all’interno del Terminal 2 grazie alla sinergia tra Guardia di Finanza, Procura di Busto Arsizio, Polizia penitenziaria, Sea, agenzia delle dogane, forze di polizia e all’impiego del personale e delle conoscenze dell’ospedale di Gallarate.
La struttura è presidiata dal personale sanitario e dalla polizia penitenziaria, ed è dotata di attrezzature che consentono la gestione ottimale del corriere “ovulatore”: dal controllo radiografico fino all’individuazione e sequestro della sostanza stupefacente. È tutt’ora una struttura d’eccellenza in ambito aeroportuale internazionale e tra le tante conseguenze positive che sta portando anche sul fronte delle indagini, come rimarca il procuratore Francesco Dettori, «è servita a sanare una situazione poco idonea anche dal punto di vista umanitario». Dall’”artigianalità” con la quale venivano fatti i sequestri prima si è passati infatti ad una struttura controllata, efficiente e sicura anche per gli stessi corrieri, che spesso sono vittime di un’organizzazione criminale che sta molto più in altro di loro.
Lo spiega bene il profilo della maggior parte dei corrieri fermati, tracciato dal comandante della guardia di finanza di Malpensa Luigi Macchia: «per la gran parte uomini sudamericani o nordafricani, compresi tra i 20 e i 35 anni che appartengono ai ceti più poveri e che spesso si sottopongono al trasporto per poche migliaia di euro e a volte lo fanno perché le proprie famiglie sono ricattate dalle organizzazioni criminali». Non si tratta dunque di persone con una particolare “indole delinquenziale”, tant’è che anche in carcere poi non danno grossi problemi alle guardie carcerarie, ma persone costrette dalla povertà o dalla paura ad affrontare un viaggio pericoloso soprattutto per se stessi.
Ma non è l’unico risultato raggiunto illustrato dopo questo anno e mezzo di sperimentazione. L’”area S1” ha permesso anche di incrementare l’attività di ricerca e e lo sviluppo investigativo sull’attività dei narcotrafficanti. Questo in particolare è stato permesso anche grazie al coinvolgimento del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università di Milano che da anni ha cominciato a registrare e ad analizzare le quantità dello spaccio e le composizioni chimiche degli stupefacenti che transitano dall’aeroporto. Un’attività cruciale per capire lo sviluppo della produzione di stupefacenti capace di fornire elementi utili anche a chi svolge materialmente le indagini sul narcotraffico.
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