Grigo e Bartolotta raccontano la mafia a Varese

L'incontro è avvenuto nelle sale Morselli ed è stato organizzato dall'associazione Varese Studenti nell'ambito di una serie di incontri all'università dell'Insubria

La mafia esiste, altroché, anche a Varese. E chi la combatte deve vedersela tutti i giorni contro chi è convinto che qui non esista, o che sia solo "una questione di traffico di droga" incapace di toccare la "parte sana" della società varesina.

Le cose, però non stanno così: e la criminalità organizzata è entrata a pieno titolo nella società varesina: come raccontano i recenti arresti nella zona di Busto Arsizio, o le esecuzioni di stampo mafioso a Induno. Una storia che è tragica attualità, raccontata agli studenti di Giurisprudenza da due protagonisti delle indagini: il procuratore della repubblica Maurizio Grigo e il capo della squadra mobile Sebastiano Bartolotta.

L’incontro, che è avvenuto oggi nelle sale Morselli di via Ottorino Rossi a Varese, è stato organizzato dall’associazione Varese Studenti – rappresentata dal presidente Giuseppe D’Acquaro – nell’ambito di una serie di incontri all’università dell’Insubria che ha visto protagonista anche la vedova Scopelliti.

L’argomento trattato oggi era la presenza della criminalità organizzata nei nostri territori.  Una criminalità che arriva «Dalla Calabria e da Gela, quindi è ‘Ndrangheta e Mafia» come precisa Bartolotta. E che si alimenta «Di corruzione, fenomeno nel nostro paese tragicamente molto presente» come sottolinea Maurizio Grigo.

La fonte di reddito della criminalià è passata dalla droga alle estorsioni – come ha racontato agli inquirenti varesini Rosario Vizzini, esponente in loco della mafia Gelese ora collaboratore di giustizia sotto protezione, che proprio di questo si occupava nelle nostre zone – una "attività" più conveniente per la criminalità ma molto più pericolosa per le "persone normali". «Si comincia col pagare il 3% di pizzo, che per un imprenditore non è nemmeno un grande esborso, e si finisce per entrare in un sistema: che prevede prima regalie ai criminali e poi magari l’utilizzo di quegli stessi  estorsori per fare il "recupero crediti" con altri fornitori. Con il risultato di passare da vittime a complici» ha spiegato il capo della squadra mobile.

Un sistema che funziona anche "grazie" a un impianto di norme «Varate in emergenza, o superficialmente, o secondo "il vento che gira" – sottolinea Grigo – Norme così è meglio che non siano nemmeno varate, perchè peggiorano solo la situazione».  

Il risultato è che la criminalità organizzata attecchisce, benissimo, anche da noi: «Anche se quando sono arrivato qui, qualcuno mi ha detto: “Procuratore, qui è un’isola felice. Qua la piaga sono i furti nelle ville"- racconta il Procuratore della Repubblica –  Non era proprio così».

Non era decisamente così, se adesso il varesotto può "vantare" anche uno dei primi morti di lupara bianca nel nord: Salvatore da Leo, seppellito nelle campagne vicino a Malpensa, ai bordi del ticino dove i varesini fanno il pic nic nel fine settimana, in modo da non essere più ritrovato.
 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Maggio 2012
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