La Lega sciolta
Bossi è in un angolo e la Lega crolla. Queste elezioni chiudono l'epoca dell'egemonia del Carroccio. Il centrosinistra conquista 20 amministrazioni su 25
Come un vecchio pugile stanco Bossi è in un angolo e la Lega crolla. Queste elezioni, comunque le si vogliano guardare, chiudono un’epoca. Il primo dato è la fine dell’egemonia leghista. Il Carroccio, almeno da un punto di vista elettorale si è liquefatto, e ora sarà da vedere se è vera la tesi che senza Bossi la Lega non esiste.
Maroni si è subito sbilanciato nel dire che non verrà cambiato niente, che Pontida resta un punto fermo nella vita del movimento e che la Lega, passato il fango che l’ha coperta, tornerà più forte di prima. Resta da capire molto di come sarà la nuova fase e quali saranno i progetti politici. Intanto però, dopo una pessima prova al primo turno, la sconfitta oggi brucia su tutti i fronti. La Lega perde una roccaforte importante come Tradate, governata prima da Dario Galli, attuale presidente provinciale, e poi da Stefano Candiani, ex segretario del Carroccio e attuale uomo di punta dei maroniani.
Un risultato che, in chiave locale, scotta ancora di più se si guarda a come è andata a Cassano Magnago dove l’ex alleato Pdl vince quasi da solo. È un risultato che vede erodere sempre più il peso dei padani che in provincia, nei comuni oltre i 15mila abitanti, governano ormai solo Varese e Samarate.
Da un punto di vista politico le scelte del Carroccio, ancor prima degli scandali della vergogna, hanno cambiato il volto delle amministrazioni in tutta la Lombardia. Il centrosinistra governava in sole due realtà, ora vince in venti comuni, e soprattutto a Legnano e nei due capoluoghi di Como e Monza.
Il secondo dato registra una sconfitta secca anche per il Pdl. È tutto il Nord a cambiare casacca.
Il centrosinistra è il protagonista del risultato in questa area del Paese, dove il voto di protesta c’è stato, ma non ha raggiunto i livelli di altre realtà come Parma.
Con quese elezioni si chiude anche il laboratorio politico lombardo. Una regione che è sempre stata capace di interpretare i bisogni dell’operosità così tanto centrali nella vita sociale ed economica, deve fare i conti con un livello di inchieste giudiziarie e di scandali che di fatto ne bloccano ogni possibile sviluppo.
L’attuale fase della Lega nord non aiuterà a trovare vie di uscita semplici, e la capacità di leadership del presidente Formigoni appare sempre più sbiadita.
La Regione Lombardia è stata in grado di gestire profondi cambiamenti durante la transizione tra la prima e la seconda Repubblica. Allora l’asse tra le varie componenti del centrodestra e la Lega erano state benedette da Bossi. Il senatur, dopo aver tuonato al congresso di Varese, arrivando anche all’espulsione per chi voleva un’alleanza che non si doveva fare, baciò Formigoni e da allora, ininterrottamente, governa insieme al Pirellone.
Per chiudere un’analisi a caldo, almeno in Lombardia resta sospesa, o meno apparente, tutta l’ondata di antipolitica che si leva in molte aree del paese. Di fronte a questa però il risultato di questo turno elettorale deve davvero far riflettere. L’erosione del consenso ai partiti è un fatto preciso, e le risposte fin qui date sono davvero inadeguate. Ripeterlo sembra di esser dischi rotti, ma un rinnovamento reale e profondo non può più esser rimandato.
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