No alle proposte anti frontalieri. Nuova “batosta” per Bignasca
Dopo lo sblocco dei ristorni il Governo svizzero ha proposto di respingere le mozioni sul contingentamento dei lavoratori italiani e sui vantaggi alle aziende che assumono residenti
Nessuna preferenza per le aziende che daranno la precedenza agli svizzeri nelle assunzioni né quote all’ingresso per i lavoratori italiani in Canton Ticino. Dopo il via libera di Berna al pagamento dei ristorni all’Italia, la Lega dei Ticinesi ha incassato ieri una nuova stroncatura da parte del Governo sul tema dei frontalieri. Questa volta il Consiglio Federale ha proposto di respingere una mozione presentata dai deputati Lorenzo Quadri e Roberta Pantani: un documento strategico per il partito di Giuliano Bignasca. Si chiedeva infatti di favorire le aziende che in fase di assunzione avessero dato priorità ai cittadini residenti. Questa secondo la Lega, sarebbe solo una delle strade prioritarie per contenere l’aumento dei lavoratori frontalieri in Ticino. Un aumento costante nonostante la crisi, giudicato però "insostenibile" dai deputati leghisti che per questo nella mozione chiedevano inoltre di inserire come clausola per l’aggiudicazione degli appalti pubblici un nuovo criterio relativo alla presenza di personale residente nelle aziende in concorso.
Ma il Consiglio federale sembra non condividere la politica anti frontalieri: avantaggiare le imprese con lavoratori locali, ha precisato, porterebbe alla violazione del principio "della parità di trattamento" sancito dai vari accordi internazionali. Berna ha ricordato inoltre che le regole per l’assegnazione delle commesse riguardano solo le caratteristiche dell’azienda: che deve essere idonea ad adempiere il mandato, rispettare i principi procedurali e naturalmente presentare l’offerta più conveniente dal punto di vista economico.
Ad essere respinta è stata inoltre l’interrogazione sul contingentamento dei lavoratori frontalieri in Canton Ticino: citando l’Accordo sulla libera circolazione delle persone, il Consiglio Federale ha spiegato che ai lavoratori frontalieri non sono applicabili limiti quantitativi.
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