Scuderie e ippodromo: fuori i cavalli dentro le slot
Continua il braccio di ferro tra la società che gestisce "Le Bettole" e gli allenatori di galoppo a cui è stato intimato di lasciare le vecchie scuderie di via Galdino. Grizzetti: «Basta con il tono intimidatorio delle lettere di Borghi». Sotto la tribuna centrale sorgerà un mini-casinò
Si ricomincia. Dopo una breve tregua, sancita dall’incontro del 5 marzo scorso a Roma presso l’Assi (Agenzia per lo sviluppo del settore ippico, ex Unire), riesplode la polemica tra Guido Borghi, presidente della società Svicc (Società varesina incremento corse cavalli) che ha in concessione dal comune di Varese l’ippodromo delle Bettole, e gli allenatori di galoppo. A innescare la miccia, una lettera raccomandata di Borghi datata 9 maggio e inviata agli allenatori con oggetto: “Ippodromo di Varese”. «Con riferimento all’oggetto – scrive Borghi – a far data dal 1 settembre 2012 la pista dell’ippodromo di Varese, essendo classificata da Assi pista da corsa potrà essere impiegata unicamente per le corse ufficiali in programma. I cavalli attualmente presenti nelle scuderie di Varese potranno allenarsi unicamente presso il centro di allenamento della scrivente società sito a Caravate (Castelverde)».
In buona sostanza, Borghi e la Svicc vogliono far trasferire cavalli e allenatori dalle storiche scuderie Olona in via Galdino al centro di allenamento di Caravate e poter così disporre dell’area immobiliare di proprietà della “Varesina”. In effetti il punto 6.1 dell’accordo prevedeva che i tre allenatori, Bruno Grizzetti, Marco Gonnelli ed Emilio Premoli, e i rispettivi team si obbligavano a sgomberare le scuderie entro e non oltre il 31 maggio 2012 e a portare armi, animali e bagagli a Caravate.
Gli allenatori, però, puntualizzano che l’accordo, raggiunto con le massime autorità dell’ippica italiana e con il rappresentante delegato della società di Borghi, prevedeva il trasferimento a condizione che il centro di Castelverde venisse messo a norma. «A tutt’oggi – spiega Gonnelli – i lavori inseriti nell’accordo, non sono stati ancora fatti e non ci sono box sufficienti. Non solo, ma nell’accordo si diceva che avremmo dovuto avere entro il 31 marzo 2012 un incontro con i legali per definire le condizioni. Quell’incontro non c’è mai stato».
«Il centro è già omologato e non ci sono problemi – replica Guido Borghi (foto sotto) – tecnicamente è perfetto per l’allenamento dei cavalli. Tra l’altro ce ne sono già 80 e abbiamo molte richieste di proprietari che vogliono portare i loro cavalli a Castelverde, quindi questi allenatori rischiano di non trovare posto. Se questi signori non vogliono trasferirsi possono andare a Milano dove ci sono 700 box liberi e piste adeguate. L’ippodromo di Varese non è un centro di allenamento e se vogliono far mangiare i cavalli nelle cucine di casa, sono liberi di farlo. La verità è che loro vogliono i soldi».
Questo braccio di ferro è figlio anche della crisi profonda che sta attraversando l’ippica italiana: diminuiscono le scommesse, gli ippodromi sono semideserti, anche se Varese è una felice eccezione, e l’Assi ha tagliato in modo significativo i contributi alle società che gestiscono le corse. La Svicc quest’anno ha ricevuto 950 mila euro anzichè 1 milione e 900 mila, soldi che la società ha investito nel potenziamento dell’offerta agli scommettitori, tra cui anche un “mini-casinò” sotto la tribuna centrale delle Bettole. I lavori fervono, la parete, che divide i locali, è già stata costruita: l’area ospiterà solo slot-machine, niente tavoli da gioco. Per gestire il nuovo business è stata costituita una società ad hoc interamente partecipata dalla Svicc che darà lavoro a una ventina di persone. «Non è l’unica novità – spiega Borghi – c’è il nuovo tondino, la ristorazione, il centro wok potenziato. Noi vogliamo creare una struttura polivalente, perché l’ippica non è più sufficiente».
È difficile immaginare Varese senza le corse di galoppo, con le luci che abbagliano Biumo nelle sere d’estate. È una storia di bellezza e di sport che è parte integrante della città. Eppure questa ipotesi estrema inizia a farsi largo anche tra gli addetti ai lavori. «Ricordo – conclude Grizzetti – che c’è un accordo firmato e controfirmato a Roma, dove si dice che Castelverde verrà messo a norma entro il 31 maggio, mancano pochi giorni. Io rispetto e accetto la legge, l’autorità dei tribunali, dell’Assi, le richieste degli avvocati. Posso accettare, seppur con dolore, persino la chiusura dell’ippodromo. Ciò che non posso accettare è il tono intimidatorio delle lettere di Guido Borghi. Lui non è padrone di quello che devo fare o non devo fare io».
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