A Castelseprio “gli affreschi più belli dell’alto Medioevo”

A Santa Maria foris portas è dedicato un lungo articolo dell'inserto "La Lettura" del Corriere della Sera che racconta gli enigmi e il fascino del ciclo pittorico della Chiesa

"Santa Maria degli enigmi. Una chiesa orientale in terra longobarda, gli affreschi più belli dell’alto Medioevo". L’inserto "La Lettura" del Corriere della Sera di domenica 3 giugno titola così il lungo articolo dedicato a Castelseprio e in particolare alla chiesa di "Santa Maria Foris Portas". E proprio su un enigma è costruito l’approfondimento sul "gioiello" del Varesotto: "Cosa ci fa una chiesa orientale nel cuore del Seprio longobardo? Perchè mai – scrive l’autore, il giornalista Carlo Vulpio – affreschi di mano indiscutibilmente bizantina, che raccontano episodi dell’infanzia di Gesù tratti dai Vangeli apocrifi, decorano la chiesetta del Sibrium, come si chiamava allora Castelseprio?". L’articolo richiama gli stessi interrogativi alla base di uno scritto dello storico Gian Piero Bognetti, studioso che si appassionò agli affreschi della chiesa varesina e ne raccontò i dettagli nell’opera "Santa Maria "foris portas" di Castelseprio e la storia religiosa dei Longobardi" (edito dalla Fondazione Treccani degli Alfieri per la storia di Milano).E proprio Bognetti a quegli interrogativi aveva cercato di rispondere: "È stato grazie alle armi dello studio storico – riconosce Vulpio – se si è riusciti a capire che Castelseprio va considerato uno degli esempi più efficaci di come il mondo longobardo, e cioè una cultura germanica, si sia adattato a un contesto romano e bizantino. (…) Se a questo si aggiunge il conflitto intestino che a un centro punto esplode tra longobardi cattolici e longobardi seguaci dell’eresia ariana (…) si riesce a capire meglio perché gli affreschi di Castelseprio siano strettamenti legati alla vicenda confessionale del popolo longobardo e perché quel trapianto artistico di alta classe realizzato in Lombardia dai missionari d’Oltremare sia stato una mossa fondamentale nel processo di conversione al cattolicesimo del popolo longobardo". 


Ma cos’hanno di così speciale quegli affreschi, oltre naturalmente alla loro valenza artistica? "Insolitamente dipinti nell’abside e sul rovescio dell’arco trionfale, si rifanno ai Vangeli apocrifi, in particolare al Protoevangelo o Vangelo di San Giacomo, il più antico, che era stato scritto in Egitto e poi tradotto in latino". (Leggi "

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Castelseprio, gli affreschi di Santa Maria 4 di 7
Il ciclo pittorico di Castelseprio"). "Questi affreschi hanno entusiasmato chiunque gli abbia visti – conclude l’autore -. A Castelseprio c’è anche un’elegantissima maniera, ricca di tutti i più raffinati espedienti del mestiere, compreso l’uso di colori singolari, ad esempio il raro blu. Bisognava convertire un intero popolo, e i sovrani longobardi non si risparmiarono nell’appoggiare lo sforzo missionario cattolico nei propri territori. Anche attraverso l’arte di più alto livello. Ma non era soltanto questa la finalità. L’altro obiettivo era fronteggiare l’assalto dell’Islam (…). Se oggi abbiamo capito anche questo, lo dobbiamo soprattutto a Gian Piero Bognetti, che riposa meritatamente proprio nella chiesetta di Santa Maria foris portas."

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Pubblicato il 03 Giugno 2012
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