«Coppie di fatto? I leghisti votino secondo coscienza»

Il segretario cittadino Marco Pinti spiega perché il suo partito lascia libertà di coscienza: «I nostri obiettivi comuni sono altri; vogliamo iniziative a sostegno della natalità o i varesini spariranno»

La Lega lascia libertà di voto ai suoi militanti sulla questione delle coppie di fatto. Lo ha precisato oggi il suo segretario cittadino, Marco Pinti, in una nota in cui spiega per quale motivo il suo partito non sembra più così irremovibile su questioni che riguardano la famiglia "non tradizionale".
La questione tiene banco da qualche giorno a Varese e si può riassumere brevemente così: al centro dell’attenzione c’è la mozione presentata dai consiglieri Cordì (Sel), Civati (Pd) e Mirabelli (Pd) con la quale si chiede al Comune di Varese di riconoscere le coppie di fatto e metterle sullo stesso piano delle famiglie per quanto riguarda l’accesso a servizi, contributi e benefici previsti da atti e disposizioni del Comune. Un po’ a sorpresa con il fronte del sì si schiera il capogruppo leghista Giulio Moroni, mentre ad aprire lo schieramento del no c’è il consigliere del Pdl Giacomo Cosentino, un giovanissimo ex An, che chiude la porta a qualunque ipotesi di coppie di fatto.
«Ha suscitato un certo interesse la decisione della Lega Nord di Varese di lasciare libertà di coscienza ai suoi consiglieri comunali per il voto sulla mozione che prevede la realizzazione da parte del Comune di un registro per le coppie di fatto – spiega Pinti – Una decisione che nasce dal dibattito congressuale che ha visto molti altri esponenti del Carroccio aprire a questa possibilità. Sono entrato in Lega proprio perché non è un partito ideologico, di destra o di sinistra, laico o confessionale, ma un movimento di liberazione del Nord dallo Stato italiano che da sempre utilizza questo tipo di divisioni pretestuose per distrarre l’attenzione dal saccheggio sistematico delle nostre terre».
«E’ una cosa che in Lega si è sempre detta – prosegue Pinti – e mi sembra ora di metterla anche in pratica. Libertà di coscienza non vuol dire cambiare opinione circa alcune battaglie che la Lega aveva fatto sue negli anni passati, più semplicemente vuol dire “derubricarle” dai punti programmatici del movimento – precisa il segretario – e affidarle alla sensibilità dei nostri eletti nelle istituzioni che senza farsi tutori ideologici di questa o quella parrocchia, devono essere sinceri portavoce delle esigenze di una città, interpretandole liberamente a seconda delle proprie convinzioni personali».
«E’ necessario – prosegue Pinti – che il movimento riparta utilizzando come unica bussola quella della libertà e dell’autogoverno del nostro territorio. Per tutto ciò che non si può inquadrare alla luce della difesa delle comunità locali contro i poteri centrali, la Lega deve affidarsi alla sensibilità dei suoi rappresentanti nelle istituzioni. Quegli stessi che si impegnano quotidianamente sognando non una Padania confessionale o sovietica, ma una nazione libera in cui vivere da uomini e donne libere».
Pinti invita quindi gli altri partiti affinché diano la stessa libertà ai loro eletti, anche se, dice, «per alcuni partiti la difesa, peraltro solo a parole, del matrimonio tradizionale come unica forma di convivenza tra le persone, non è altro che una foglia di fico senza la quale si rivelerebbero per quello che sono: unicamente dei comitati d’affari che trattano i valori come spaventapasseri per vegliare sui campi dei loro profitti».
Lasciare libertà di coscienza sulla realizzazione di un registro delle coppie di fatto infine non vuole dire, secondo Pinti, perdere di vista la famiglia quale cardine della società: «Qualunque sia l’esito della votazione – conclude il segretario cittadino- non cambierà nulla finché non si passerà a delle iniziative di reale sostegno alla natalità, perché mentre i partiti varesini discutono davanti al thè di quale sia la forma di convivenza più alla moda, i varesini stanno scomparendo dall’elenco telefonico»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Giugno 2012
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